lunedì, Novembre 25, 2024
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    UnoPuntoQuattro. Un viaggio che non finisce mai. O un’immagine che dura per sempre.

    UnoPuntoQuattro. Un viaggio che non finisce mai. O un’immagine che dura per sempre.
    Ognuno di noi racconta come può. O come preferisce. Io, ad esempio scrivo. E ho trovato in questa formula l’estensione di ciò che mi faceva sognare da bambino: leggere. Per altri è diverso. Per altri si deve raccontare in altri modi. Per altri, giusto per utilizzare le loro parole, è importante trovare il sistema per “fermare il momento, senza interromperlo”. E nel loro caso saper usare una macchina fotografica diventa obbligatorio. Diventa obbligatorio fermare nel tempo ciò che l’occhio vede e la macchina riesce ad interpretare ancora meglio. Sto parlando di Davide Perfetti e Andrea Giocondi, fotografi sotto il nome di UnoPuntoQuattro, a cui ho il piacere di fare alcune domande.
    Partiamo dal nome: UnoPuntoQuattro. Cosa significa?
    Si tratta di un’apertura di diaframma molto ampia. Per capirci, quando in una foto o in un video si vede il soggetto a fuoco e il resto sfocato. L’abbiamo scelto come nome perchè ci piace molto utilizzare il diaframma aperto, tecnica che è un pò più difficile, perchè si deve essere molto precisi, ma permette di portare tutta l’attenzione su ciò che vogliamo far risaltare con il nostro scatto.
    Davide, Andrea: si legge sul sito che avete provenienze diverse. Saronno e Terni. Vi siete conosciuti sul treno? 🙂
    Non proprio, ma il nostro incontro è comunque casuale. Ci siamo conosciuti uscendo nella stessa compagnia di amici: Andrea si era trasferito a Milano per frequentare l’università e proprio lì aveva conosciuto Sarah, amica di Davide. Dopo qualche anno ci siamo ritrovati a collaborare un po’ per caso nell’ambito fotografico e da quel momento abbiamo sempre lavorato insieme.
    Il vostro viaggio (quello tipico dei fotografi) inizia, di solito, quando si è molto piccoli. E secondo alcuni non finisce mai. Le foto, del resto non invecchiano mai. Siete della stessa idea? Il discorso vale per ogni foto?
    Davide: le mie prime foto risalgono ad una gita di classe alle elementari al Sacromonte di Varese… le ho ancora… non immaginavo di fare il fotografo, ma già le facevo… poi in gita di quinta superiore a Budapest ho fatto foto per tutti, vendendo poi le foto (a prezzo di costo) a chi le desiderava.
    Si, le foto fermano il tempo, nel senso che fissano cosa accade in un dato momento, ma sono anche un mezzo con cui si possono protrarre le emozioni nel tempo, rivedere una fotografia dopo tanti anni riporta le emozioni in superficie. Abbiamo un mantra, una specie di frase che diciamo soprattutto agli sposi, ma vale anche per gli eventi: se le fotografie sono un collegamento con il ricordo, una persona che viene fotografata da noi deve rivedersi anni dopo in quella fotografia ripensando alla bellezza del momento bloccato. Se c’è voluto troppo tempo per fare quella foto, le persone ricorderanno la noia; se la posa è durata poco e si sono divertiti, allora quello sarà il ricordo…
    Andrea: Fin da piccolo sono stato affascinato da macchine fotografiche e telecamere, che utilizzavo durante le gite per archiviare ricordi. Successivamente nel periodo dell’adolescenza mi sono dedicato ad altre passioni, soprattutto motori e musica. Con l’inizio dell’università ho riscoperto l’amore per le immagini e da quel momento non ho mai smesso di scattare.
    La fotografia per definizione è istantanea, descrive quel preciso momento ma riesce ad evocarne molti altri nel momento in cui si riguarda, soprattutto a distanza di anni.
    Quando avete capito che la vostra direzione professionale (in maniera esclusiva o meno) doveva includere la fotografia?
    Diciamo che ci abbiamo sempre sperato, ma siamo partiti professionalmente nel momento meno favorevole, ovvero verso il 2008, periodo in cui si stava definitivamente affermando la fotografia digitale: questo da un lato ha semplificato alcuni aspetti ma al tempo stesso ha creato diversi ostacoli, primo fra tutti il dilagare della convinzione che bastasse un dipendente o un amico appassionato di fotografia con una reflex per fare belle fotografie.
    Noi eravamo pronti e già professionali, ma la professionalità in quel periodo era meno importante dei prezzi bassi che potevano proporre i dilettanti.
    Fortunatamente la tendenza si è invertita e la qualità del prodotto è diventata la principale richiesta dei clienti.
    Al di là delle ragioni professionali e commerciali, al di là della vostra esperienza, perché e quando è importante affidarsi ad un fotografo professionista?
    La garanzia del risultato.
    Un professionista deve mantenere sempre uno standard alto, in ogni situazione, grazie alla competenza derivante da studio ed esperienza.
    Certamente ci sono situazioni favorevoli, dove tutto è semplice, ma allo stesso tempo ci sono luoghi e condizioni ambientali che rendono difficoltoso il lavoro, dove riuscire a tirare fuori immagini interessanti ed emozionanti sembra impossibile: è lì che si vede la differenza tra un dilettante ed un professionista, al cliente non interessano le tue eventuali lamentele o richieste, sei stato ingaggiato per ottenere un risultato in linea con il tuo lavoro e devi farlo.
    Ultima, ma non per importanza: Corefab società benefit ha scelto voi per archiviare il racconto di ogni esperienza fatta insieme. Cosa c’è di speciale nelle persone che fotografate durante un’attività di team building?
    Con i team building di Corefab abbiamo una grande opportunità, fare ciò che ci piace fare, ovvero cogliere le emozioni dei partecipanti e restituirgliele, così che durino nel tempo. Non credo si tratti di archiviazione, le emozioni non si archiviano, ma si riportano in vita ogni volta che si riguarda una foto.
    Quindi, se il teambuilding di Corefab serve alle persone per lavorare meglio insieme, le  nostre foto aiutano a ricordare questi effetti nel tempo: che si tratti di un giro in canoa, in mountain bike o di una drink and draw al chiuso, noi ci divertiamo con gli ospiti, per dare il meglio di noi stessi.
    Marco Menoncello
    www.corefab.it

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