AUMENTO BOLLETTE: LE DIFFICOLTÀ DI UN’ITALIA CHE HA PENSATO SOLO ALL’IMPORT ENERGETICO
“Fermare l’import per tornare a sfruttare i giacimenti italiani di metano”. È questa la proposta lanciata dai ministri della Transizione ecologica Roberto Cingolani, e dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. L’estrazione di metano nel nostro Paese, che oggi è di circa 3,5 miliardi di metri cubi l’anno, potrebbe essere raddoppiata fino a raggiungere i 7-8 miliardi di metri cubi, a fronte di un investimento di circa 1-1,5 miliardi da parte delle compagnie petrolifere. Non servirebbe andare alla ricerca di nuovi giacimenti, così come non servirebbe andare a riaprire quelli chiusi; basterebbe potenziare gli impianti già in essere, rimetterli in sesto, e risvegliare i giacimenti sfiatati. Ma mentre il focus è caduto solo sulla manutenzione degli stabilimenti attivi, poco si sono considerati quei giacimenti tenuti bloccati da norme nimby e leggi pro-import, che qualora riattivati potrebbero superare tranquillamente i 10 miliardi di metri cubi all’anno (la metà, si pensi, di quanto estraeva l’Italia negli anni ’90). Sulla richiesta alle aziende di affrontare questi esborsi si è espresso contrariamente il consigliere regionale Gabriele Barucco: “Lo Stato deve fare lo Stato, ponendo in essere le giuste politiche per rendere competitive le aziende del Paese, e per garantire loro certezze per il futuro. Non si può continuare a chiedere alle aziende di fare i primi passi. In passato sono state fatte alcune scelte a favore dell’import energetico, ad esempio dicendo no al nucleare, e ora stiamo iniziando a pagarne le conseguenze.”
Le compagnie petrolifere, secondo quanto emerge, non sarebbero infatti tanto preoccupate rispetto agli investimenti di cui sopra. A destare dubbi sono le incertezze che riguardano non tanto la crisi economica che stiamo vivendo, ma più che altro le conseguenze che potrebbero derivare dagli occhi diffidenti di ambientalisti e non, con le azioni che ne potrebbero conseguire. Restie nel benedire il settore e mosse dallo spirito ecologista, le principali associazioni di riferimento sarebbero infatti pronte per i primi ricorsi al Tar. Non sono infine da sottovalutare le diffidenze delle amministrazioni locali, che per effetto di piani regolatori ad hoc, vorrebbero sempre altrove – e non sotto casa – questi impianti. Tanti punti interrogativi che non consentono al settore energetico di essere appetibile da parte degli imprenditori. Ma chi dovrebbe dare le certezze necessarie resta la politica. “Oggi ci sono nuove sfide che vanno accolte da tutti, dalla politica in primis” ha sottolineato il consigliere Barucco. “L’Italia è costretta a dipendere da altri perché non si è sviluppata una politica adeguata sul tema energetico, che ha fatto sì che le nostre aziende non potessero più partire alla pari con quelle dei Paesi esteri. Qualcosa che mai dovrebbe accadere. O si cambia metodo, concentrandoci sulle strategie di sviluppo delle nuove tecnologie così da rendere le nostre aziende competitive sul mercato internazionale, oppure ci sarà il baratro. Oggi molti imprenditori sono infatti tentati di chiudere i battenti durante l’inverno, così da evitare le commesse per l’energia. Significa che il Paese non ha centrato la politica energetica”.
E il fatto che la politica sia continuamente andata nella direzione dell’import è dimostrato anche dal fatto che sono diversi anni che non vengono perforati i nostri giacimenti. È certamente vero che pur raddoppiando i miliardi di metri cubi (da 3,5 a 7) di gas prodotto in Italia, non si andrebbe certo a soddisfare il fabbisogno del nostro Paese: in un anno gli italiani consumano infatti circa 70 miliardi di metri cubi di metano, e la produzione massima di gas nostrano sarebbe comunque attorno al 10% del fabbisogno. Ciononostante, è altresì vero che una ripresa dell’estrazione nazionale andrebbe a ridurre le emissioni fuggitive di gas e tratterrebbe nelle casse pubbliche quei soldi che siamo destinati a pagare ai Paesi esteri per importare quanto necessario. Qualora questi investimenti andassero a buon fine, inoltre, si potrebbe giungere ad un prezzo calmierato per il servizio gas, mediante accordi ad hoc con le compagnie del nostro Paese. Un vantaggio non da poco per le famiglie italiane che anche per l’inverno 2022-2023 dovranno fare i conti con i rincari. Non c’è più tempo da perdere; bisogna fare presto, poiché rispetto a un anno fa le bollette di luce e gas sono destinate a raddoppiare per le famiglie, mentre rischiano di far segnare un incremento di 90 miliardi di costi in più per le imprese, mettendo in gioco la tenuta del sistema produttivo e migliaia di posti di lavoro, a partire dal settore manifatturiero. Contestualmente non bisogna perdere l’occasione importante, che perviene anche dal Next Generation EU, di fare i giusti investimenti riguardo le nuove tecnologie. “Le scelte passate su nucleare sono state populistiche e non mirate; contestualmente oggi abbiamo nuove tecnologie che galoppano” ha concluso il consigliere Barucco, “Non bisogna tornare a commettere gli errori del passato. È il momento di agire con politiche adeguate per diventare più competitivi. Nel settore energetico, così come in ogni altro campo, la produzione genera ricchezza, una ricchezza che viene esportata e fatta circolare”.
Andrea Valsecchi