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    I super ricchi chiedono di pagare più tasse

    I super ricchi chiedono di pagare più tasse
    Sembra uno scherzo, invece è una notizia reale.
    Al World Economic Forum (WEF), il meeting riservato agli uomini più ricchi del mondo, iniziato lo scorso 17 gennaio ben 102 super ricchi hanno sottoscritto una lettera indirizzata ai rispettivi governi chiedendo di rivedere il sistema fiscale per una tassazione anche del patrimonio più equa.
    I nuovi “paperoni”, tra cui compare anche Abigail Disney, erede del creatore di Topolino, dichiarano, non senza qualche sorpresa, che l’attuale sistema fiscale è squilibrato e ingiusto. Per questo, nella lettera sottoscritta dai cosiddetti “Milionari patriottici”, si afferma che «mentre il mondo ha sofferto in questi due anni, molti di noi possono dire di aver visto aumentare la loro ricchezza durante la pandemia. Pochi di noi, forse nessuno, può invece dire onestamente di aver pagato il giusto di tasse».
    A detta dei firmatari, il sistema fiscale vigente ha creato una mancanza di fiducia tra la gente normale e le élite le quali dovrebbero pagare in proporzione molto di più. E subito.
    La motivazione che ha portato a questo inusuale appello nell’ambito degli incontri “virtuali” del World Economic Forum fa leva sul fatto che durante la pandemia i ricchi sono diventati ancora più ricchi, mentre i poveri sono diventati più poveri, allargando la forbice della disuguaglianza sociale; per questo, ritengono doveroso da parte loro contribuire in maniera maggiore e significativa ai danni conseguenti la pandemia. Senza dubbio siamo davanti a una presa di posizione particolarmente interessante e inaspettata.
    Secondo uno studio effettuato da Oxfam, movimento umanitario contro la povertà, durante il biennio caratterizzato dalla pandemia il patrimonio dei 10 uomini più ricchi al mondo è passato da 700 a 1.500 miliardi di dollari, con una velocità stimata di circa 15.000 mila dollari al secondo.
    Si stima che più o meno ogni giorno di covid ha prodotto un ampliamento dell’élite dei super ricchi composta da 2.600 persone che hanno visto aumentare le proprie disponibilità patrimoniali per oltre 5 miliardi di dollari tra il mese di marzo del 2020 e novembre 2021.
    Contestualmente, 163 milioni di persone nel mondo sono passati da una condizione di vita accettabile alla povertà dall’inizio della pandemia ad oggi.
    Per questo, dal World Economic Forum emerge la proposta di adeguare il sistema di tassazione alle mutate condizioni economiche globali, prevedendo da subito l’introduzione di una imposta patrimoniale laddove essa non esista. L’equa distribuzione degli oneri fiscali e la proporzionalità delle imposte sono principi sanciti dagli organizzatori e dai membri del WEF.
    La legislazione vigente pressochè ovunque – fatta eccezione di pochi paesi in Europa e Sud America – non prevede forme di tassazione sul patrimonio, come beni immobili, azioni, opere d’arte, la cui tassazione avviene solo in caso di compravendita del bene.
    Molti paesi stanno avviando proposte per l’introduzione di una “minimum tax” del 15% universale grazie alla quale si garantirebbe un versamento minimo da parte delle grandi aziende che grazie a meccanismi fiscali differenti da stato a stato, riescono oggi ad eludere diverse imposizioni fiscali.
    Oltre a questa lodevole iniziativa, i magnati del WEF unitamente a diverse organizzazioni umanitarie ritengono che un’imposizione progressiva sul patrimonio posseduto sopra una certa soglia, con aliquote dal 2% al 5%, porterebbe a un gettito ulteriore di circa 2.500 miliardi, cifra sufficiente a garantire interventi di natura sociale per almeno 2,3 miliardi di persone che verrebbero aiutate ad uscire dallo stato di povertà.
    Anche la Banca Mondiale nel corso dello scorso anno ha sollecitato i paesi più sviluppati a farsi carico di ridurre la disuguaglianza sociale attraverso un sistema di ripartizione delle imposte sul patrimonio più equilibrato, rimpinguando le casse prosciugate dalle tante emergenze procurate dal Covid.
    Ad oggi, dall’inizio della pandemia solo Argentina e Colombia hanno avviato un percorso finalizzato a introdurre nuovi regimi fiscali e di imposte sul patrimonio.
    Ci si aspetta che molti altri Paesi possano imitarli, sfatando una volta per tutte la celeberrima avarizia dei più benestanti.
    Pietro Broccanello

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