Pil, Bankitalia lima le stime di crescita: +3,8% nel 2022
La risalita dei contagi peggiora il clima di fiducia e Banca d’Italia taglia le stime di crescita del Pil italiano al +3,8% nel 2022
La corsa al Quirinale cattura l’attenzione degli italiani, ma nel frattempo continuano ad emergere campanelli d’allarme sul fronte economico. Nel suo bollettino economico pubblicato ieri, Bankitalia ha limato le stime di crescita del Pil per quest’anno: +3,8% rispetto al +4% stimato a dicembre. L’impennata dei contagi e le ricadute che avrà sull’economia, soprattutto sul fronte dei consumi, continuano a essere fonte primaria di preoccupazione. L’Istituto di via Nazionale prevede una crescita del 2,5% nel 2023 e dell’1,7% nel 2024. Tali previsioni si fondano su uno scenario con “riflessi negativi nel breve termine sulla mobilità e sui comportamenti di consumo”, ma “senza un severo inasprimento delle misure restrittive”.
I consumi sono visti in risalita del 4,4% nel 2022 ma il ritmo sarà più lento nella prima parte dell’anno a causa della pandemia e dell’impennata dei prezzi dell’energia, motivo per cui il ritorno dei consumi a livelli pre-pandemici si verificherebbe con un “ritardo di circa un anno rispetto a quello del prodotto”. Secondo Confcommercio, invece, a gennaio 2022 il Pil dovrebbe ridursi del 2% su dicembre mentre nel confronto annuo la variazione si attesterebbe al 4,4%. Secondo l’ICC (Indicatore dei Consumi Confcommercio), i consumi sono ancora sotto del 7,7% rispetto al 2019.
Nonostante le rassicurazioni della presidente Christine Lagarde, la quale continua a considerare ‘transitoria’ l’inflazione, la situazione rimane fortemente incerta. L’Ufficio studi di Confcommercio ha stimato un aumento dell’inflazione dell’1,5% su base mensile a gennaio 2022 e del 4,7% su base annua. Il problema non è solo la corsa dei prezzi energetici in quanto starebbero emergendo con evidenza le pressioni indotte dai costi delle materie prime anche su altri settori e su diversi segmenti di consumi Questi fattori avranno un impatto sulle decisioni di acquisto delle famiglie e quindi anche sulla capacità di ripresa del Paese.