QUIRINALE, QUARTA VOTAZIONE E ANCORA UN NULLA DI FATTO
Ancora un nulla di fatto nella quarta votazione, tenutasi nella mattinata di ieri, per l’elezione del nuovo Capo dello Stato. Non è servito a nulla l’abbassamento del quorum a 505, si dovrà attendere ancora, ma oggi potrebbe essere la giornata buona. Nessun gruppo si è dirottato su un nome in particolare, con il centrodestra che ha invitato all’astensione i propri grandi elettori, mentre il centrosinistra ha optato anche ieri per la scheda bianca. Malumori per Giorgia Meloni, che fa sapere che avrebbe preferito che il centrodestra votasse insieme un nome, quantomeno per dimostrare la compattezza della coalizione.
E mentre nella notte di mercoledì sembrava circolare il nome di Pier Ferdinando Casini, è arrivato un secco no da parte di Matteo Salvini nella mattinata di ieri: “È stato eletto con i voti del PD” ha dichiarato il segretario della Lega, “Il centrodestra, forte della maggioranza relativa dei seggi in Parlamento, deve indicare un nome che sia quantomeno di area”. Casini, sostenuto prima di tutti da Matteo Renzi, non convince neppure una grossa parte del PD, perché vorrebbe dire intestare la vittoria del Quirinale, ancora una volta, al leader di Italia Viva. Contrari anche i 5 Stelle, che hanno minacciato addirittura un’uscita dal Governo, salvo poi smentirla. L’ostilità, però, resta. Dal centrosinistra Letta ha aperto ancora al dialogo nella speranza di trovare una soluzione, linea condivisa anche dal leader 5 Stelle Giuseppe Conte. “Nessuna chiusura” ha dichiarato il segretario del PD, “Ma non essendoci una maggioranza in Parlamento di uno degli schieramenti, affinché si riesca a scegliere un Presidente della Repubblica è necessario che non ci siano né vincitori né vinti. Detto questo, passi avanti si sono fatti e c’è fiducia e ottimismo; il dialogo porterà a una soluzione”. Disponibilità quindi, ma senza concedere alcun diritto di prelazione al centrodestra, continuando a sostenere che nomi di bandiera non verranno accettati.
Si sta cercando l’accordo su un nome tecnico, fa sapere il centrodestra in una nota congiunta di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Ma nonostante si sia parlato solo di una “personalità di alto profilo”, senza fare nomi, trapelano indiscrezioni su un presunto contatto tra Salvini e Sabino Cassese. Si torna a parlare, infine, anche di Elisabetta Belloni, verso la quale dovrebbe aver sciolto ogni riserva anche la Presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, con grande soddisfazione degli alleati.
Si allontana forse definitivamente il nome del premier Mario Draghi per la corsa al Colle. Senza i voti del centrodestra, compatto e inamovibile nel ritenere blindata la posizione dell’ex Bce a palazzo Chigi, anche centrosinistra e 5 Stelle dovranno fare un passo indietro. “Draghi è il miglior chirurgo che abbiamo; per questo deve rimanere in sala operatoria. E la sala operatoria è quella del Governo” ha dichiarato Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia.
Il quorum non è stato raggiunto neppure questa volta, pur essendo passati alla votazione a maggioranza assoluta, e su tutti, il nome che ha prevalso fra le schede scrutinate è quello del Presidente uscente, Sergio Mattarella, che ha raggiunto quota 166, confermando anche alla quarta votazione, che l’ipotesi di un secondo mandato per il Capo dello Stato è tutt’altro che scemata. Con gli schieramenti in forte contrapposizione e l’assenza di una maggioranza capace di eleggere un nuovo Presidente della Repubblica potremmo assistere concretamente alla riconferma dell’attuale inquilino del Quirinale, che potrebbe restare, presumibilmente al Colle, almeno per un altro anno, fino cioè alla conclusione dell’attuale legislatura. Solo allora si potrà tornare prepotentemente su Mario Draghi, visto che l’esperienza di Governo del premier non dovrebbe proseguire oltre il 2023.
Per superare l’impasse, Italia Viva di Matteo Renzi ha chiesto formalmente che si vada a due votazioni per giorno, richiesta avallata subito anche dal centrodestra e sottoscritta infine anche dallo schieramento progressista. Una richiesta però che è stata respinta dal Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, almeno per ora, visto che al termine dello scrutinio ha riconvocato i grandi elettori per la giornata odierna sempre alle 11.
Andrea Valsecchi