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    Guerra Ucraina, preoccupa la tenuta del terziario lombardo

    Guerra Ucraina, preoccupa la tenuta del terziario lombardo
    Export e turismo tra i comparti più colpiti dalla crisi. Confcommercio Lombardia: “Il conflitto rischia di aggravare ulteriormente le difficoltà delle imprese lombarde già provate dalla crisi energetica”.

    Crescono di ora in ora i timori per il conflitto che sta divampando nell’Est europeo tra Russia e Ucraina e, oltre alle ripercussioni sulla popolazione e sugli equilibri internazionali, a destare forte preoccupazione sono gli effetti sull’economia internazionale, italiana e lombarda in primis. È un orizzonte fosco quello che si prospetta per l’economia lombarda che nel 2019, prima del Covid, contava un interscambio con la Russia di 4 miliardi e che aveva visto i dati 2021 in forte ripresa.

    Con circa 950 milioni di euro il valore dell’export della Lombardia con la Russia sfiora il 50% dei 2,1 miliardi a livello nazionale. Un mercato importante, quello russo, per lo sbocco di molti prodotti leader dell’economia lombarda dal vino, all’agroalimentare al tessile, all’abbigliamento e calzature; a questo occorre aggiungere che la Russia è la seconda nazione per shopping in Italia, con 13% di acquisti sul totale nazionale, dietro solo alla Cina e davanti agli Usa.  

    A lanciare l’allarme è Confcommercio Lombardia, non prima di unirsi alla ferma condanna del conflitto manifestando solidarietà con il popolo ucraino nell’auspicio che possano essere ristabiliti al più presto il dialogo e la pace: “Siamo fortemente preoccupati per le ripercussioni che le tensioni causate dalla guerra alle porte dell’Europa avranno sulla ripresa del nostro sistema economico – commenta il vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia Carlo Massoletti -. Ne soffrirà il nostro export, ma anche lo shopping, il turismo e in genere la filiera del luxury”.

    Una situazione che si somma alla già grave crisi energetica che da mesi sta colpendo l’Italia e l’Europa intera: “Gli aumenti del grano, del carburante e di tutte le materie prime rischiano di compromettere la buona crescita che il nostro paese stava registrando – aggiunge -, spostando ulteriormente l’orizzonte del ritorno alla normalità”. Il comparto dell’ingrosso alimentare segnala che l’impennata dei prezzi del frumento – l’area Russia-Ucraina è tra le maggiori per le forniture di grano e mais – porterà ricadute pericolose nel settore delle produzioni e trasformazioni alimentari.

    Forte è la preoccupazione anche per il comparto del turismo, all’interno del quale i russi e le aree dell’Europa dell’Est rappresentano un mercato in forte crescita per la Lombardia, non solo in termini di presenza, ma soprattutto in capacità di spesa. Basti pensare che nel 2019, anno pre pandemia, i turisti russi nel capoluogo lombardo sono stati oltre 185mila con uno scontrino medio di 2mila euro a visitatore nei negozi milanesi. Una nuova tegola che arriva proprio nel momento più atteso delle riaperture dei viaggi e del ridimensionamento delle restrizioni agli spostamenti.

    Ancora una volta però sarà il turismo nelle città e sui laghi a rischiare una ulteriore frenata – osserva Fabio Primerano, coordinatore del settore Alberghi di Confcommercio Lombardia -. Questo significa, anche in vista della bella stagione, rallentare ancora una volta la ripresa del turismo senza considerare che l’aumento dei prezzi di tutte le materie prime e in particolare l’impennata dei costi energetici, costringerà gli imprenditori ad ulteriori sacrifici”.

    I russi sono diventati un mercato importante oltre che nella filiera della accoglienza, anche in quella del wedding e degli eventi. E ci sono fondati timori nel settore di cambi di programma. Secondo i dati disponibili, in situazione pre-Covid sono arrivati in Lombardia oltre 270.000 russi con valore di spesa pari a circa 190 mln di euro.

    Micol Mulè

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