AIUTI MILITARI ALL’UCRAINA: LE DECISIONI DEL GOVERNO
Ristabilire la pace e la sicurezza internazionali subito. Sono queste ormai le priorità dell’intera comunità internazionale, che da giorni sta osservando l’evolversi della situazione in Ucraina. Sul tavolo del Consiglio dei Ministri di lunedì pomeriggio sono arrivati i provvedimenti per garantire sostegno e assistenza al popolo ucraino mediante la cessione di equipaggiamenti e mezzi militari alle autorità governative di Kiev, e una serie di norme per consentire maggior flessibilità nell’utilizzo di diverse sorgenti di energia elettrica del nostro Paese, affrontando così la crisi del gas per giungere ad una minor dipendenza diretta dalla Russia.
Gli aiuti militari
Sul fronte militare i nuovi aiuti andranno ad integrare quelli già varanti dal Governo con il decreto del 25 febbraio, costituendo l’ossatura dell’accordo interno dell’UE, che prevede oltre agli interventi diretti degli Stati membri, anche la chiusura dello spazio aereo su Mosca e le sanzioni di natura economica, tra cui quella relativa allo Swift. Tutti dalla stessa parte, senza dubbio, come ha ribadito il Presidente Draghi: “L’aggressione dell’Ucraina è un atto barbaro e una minaccia per tutta l’Europa”, ha dichiarato, aggiungendo che è compito dell’Unione reagire con fermezza. Le disposizioni varate dal Consiglio dei Ministri sono quindi in linea con quelle dei partner europei, e destinate non solo ad una difesa dall’invasione russa, ma anche volti a fermare concretamente l’avanzata dell’armata di Putin. Da munizioni a mitragliatrici leggere e pesanti, fino a centinaia di missili in grado di neutralizzare carri armati e aerei, e probabilmente anche diverse mine anticarro. Sono queste le risposte che impegneranno il Governo italiano: una fornitura di armi scelte per essere facilmente maneggiate sia da soldati addestrati che da civili determinati a resistere, come quelli che il governo di Kiev sta arruolando per il fronte ormai da giorni, e che secondo gli esperti sarebbero quelle più indicate per i contesti di conflitto urbano, pertanto fondamentali per aumentare le capacità di resistenza dell’Ucraina. Arriveranno poi anche equipaggiamenti per la protezione individuale, soprattutto per i civili: giubbotti antiproiettile, elmetti, dispositivi per rilevare ordigni.
Non solo aiuti militari però. Dal nostro Paese potrebbero arrivare anche supporti ben meno costosi, quanto efficaci: quelli informatici. Si è visto infatti come gli attacchi hacker da parte del gruppo Anonymous abbiano mandato in tilt prima i siti governativi russi, poi la tv di Stato, infine il sistema ferroviario e bancario della Bielorussia, spiegando che il blocco del sistema cesserà solo quando i russi avranno lasciato il Paese. Attacchi del genere potrebbero presto arrivare da gruppi hacker di tutto il mondo, Italia inclusa.
Non solo armi, ma anche uomini
L’Italia, come gli altri paesi Nato, sta poi rafforzando anche le tre missioni già attive nell’est europeo. Vengono infatti raddoppiati gli schieramenti dell’aeronautica sul fronte romeno, a Kogalniceanu di Costanza, e saranno inviati circa 3.400 militari nelle tre missioni, distribuiti anche in Lettonia e nel Mediterraneo orientale, con altri 2.000 già pronti a dare un rinforzo o un cambio ai colleghi.
Il problema energetico
Con il fatto che l’Italia dipenda principalmente da altri Paesi per l’approvvigionamento del gas, è poi emerso sul tavolo del Consiglio dei Ministri il tema energetico, con l’approvazione di una norma che in caso di vera crisi nelle forniture consentirà temporaneamente l’utilizzo delle centrali a carbone e una maggior flessibilità nell’uso delle diverse sorgenti di energia elettrica. Qualora poi la situazione dovesse ulteriormente peggiorare le ipotesi al vaglio vanno riguardano l’incremento del gas naturale liquefatto importato dagli Stati Uniti, dai gasdotti Tap dell’Azerbaijan, Transmed dell’Algeria e Tunisia e Greenstream della Libia, ma senza escludere una maggiore flessibilità dei consumi.
Andrea Valsecchi