Guerra Ucraina: il quadro della situazione
Un’altra notte di intensi bombardamenti sulle principali città ucraine apre alla giornata di ieri in cui si moltiplicano le voci di coloro che chiedono il cessate il fuoco. Il punto è capire quali condizioni accetterebbe Putin per sedersi al tavolo delle trattative e ordinare la fine delle ostilità.
Tengono banco, infatti, i tentativi di mediazione, con la terza fase dei negoziati bilaterali, e i primi corridoi umanitari che faticosamente cercano di allontanare quante più persone possibile dalle zone teatro di guerra.
Anche i corridoi umanitari sono occasione di scontro tra russi e ucraini: il cessate il fuoco previsto per le ore 10 avrebbe consentito vie di uscita solo in direzione Russia e Bielorussia, ma Zelensky rifiuta di accettare questa decisione, chiedendo la possibilità di approdo verso Romania e Polonia.
Tra i paesi che si stanno mobilitando per avviare negoziati risolutivi si è finalmente mossa la Cina, ribadendo l’amicizia con la Russia e per questo proponendo la propria azione di mediazione gradita a Putin. I Paesi dell’UE sono alle prese con ulteriori iniziative sanzionatorie che, a quanto pare, non intimoriscono più di tanto il leader del Cremlino che, per tutta risposta, ha stilato un elenco di “paesi ostili” tra i quali ha inserito anche l’Italia, rea appunto di aver siglato misure penalizzanti l’economia russa.
La conta dei civili uccisi dai raid russi si allunga dopo i bombardamenti, soprattutto nella regione di Kiev, dove un attacco aereo a una fabbrica di pane ha provocato almeno 13 morti tra i dipendenti all’interno dell’edificio.
L’economia russa appare sempre più in difficoltà, con il rublo che questa mattina ha toccato quota 150 nel cambio col dollaro, deprezzandosi del 100% rispetto all’inizio del conflitto.
Per contro, il fabbisogno di gas e petrolio russi sono ancora vitali per le attività dei Paesi europei, ragion per cui è prevedibile un ulteriore rialzo del loro costo, unica vera arma di ricatto che Putin può esercitare a controbilanciamento parziale delle sanzioni economiche che stanno bloccando i flussi finanziari russi in tutto il mondo.
Il terzo round dei colloqui Mosca-Kiev è iniziato (dopo varie incertezze) a metà pomeriggio di ieri, alla presenza delle rispettive delegazioni. Per cercare di mitigare le tensioni il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato di non voler allargare il conflitto e per questo si è detto contrario alla no-fly zone nei cieli ucraini, pur garantendo la propria vicinanza ai paesi baltici che sentono la minaccia russa alle porte.
L’Ucraina dal canto suo continua ad invocare un maggiore coinvolgimento dei Paesi europei e per questo ha richiesto nuovamente di poter essere ammessa tra gli stati membri il prima possibile.
Rimane drammatica la situazione dei civili, bambini in particolare, per i quali la tragedia sta assumendo proporzioni devastanti, con oltre 100 mila orfani stimati e per i quali le organizzazioni umanitarie stanno cercando soluzioni quanto prima.
Migliaia di persone affollano la stazione di Zaporizhzhya, la città dell’Ucraina nella quale si trova la centrale nucleare colpita qualche giorno fa dalle forze russe, nel tentativo di salire su un treno. Tra la folla di persone tante famiglie con bambini.
L’unanime condanna internazionale nei confronti di Putin sia rispetto all’invasione dell’Ucraina, sia per il mancato rispetto delle fasce di sicurezza per consentire gli aiuti umanitari, hanno spinto il Cremlino a dichiarare che la guerra potrà cessare solo a patto che Kiev accetti tutte le condizioni poste dalla Russia.
La Russia è disposta a mettere fine “in un istante” alle operazioni militari in Ucraina se Kiev accetta le richieste di Mosca. Cioè che cambi la Costituzione per dichiararsi neutrale (e quindi rinunciando ad entrare nella Nato), riconosca la Crimea come territorio russo e riconosca le Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk nel Donbass. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
Tra le altre notizie di ieri si segnalano l’abbandono di Kiev da parte di oltre 150 giornalisti di testate europee e l’azione della Santa Sede che ha inviato due nunzi apostolici nel tentativo di far sentire la propria voce soprattutto qualora i negoziati dovessero finalmente prendere una strada concreta e per i quali sembra promettente l’intervento israeliano che da alcuni giorni ha aperto un canale di dialogo con Putin.
Il finale sembra ormai prossimo ad essere disegnato, con l’Ucraina soccombente, ma in quanto tempo e in quali condizioni ci si arriverà è impossibile da prevedere.
Pietro Broccanello