CATASTO, LA RIFORMA PASSA ANCORA PER UN VOTO
La seconda votazione si è conclusa con lo stesso esito della prima: la riforma passa per un solo voto e la maggioranza è ancora spaccata. L’emendamento della Lega trova il sostegno di Forza Italia, ma l’ago della bilancia resta Colucci di Noi con l’Italia. E intanto la prossima commissione è stata cancellata nel tentativo di mediare.
I fatti
La prossima commissione Finanze della Camera non s’ha da fare. La riunione è stata annullata e non ci saranno altri voti, almeno per questa settimana. Il motivo è palese: si cerca una mediazione all’interno della maggioranza per superare lo scontro (il secondo) verificatosi fra le forze di governo lo scorso 8 marzo, che ha visto passare la riforma del catasto in commissione per un solo voto. Stesso film, già visto una settimana fa. La Lega aveva infatti presentato un emendamento soppressivo del nuovo disposto in tema di revisione delle rendite catastali delle abitazioni censite, adducendo che questa, qualora approvata, avrebbe consentito la tassazione anche sulla prima casa. Nonostante la volontà manifestata da Forza Italia di addivenire ad un compromesso, il partito di Berlusconi aveva votato assieme alla Lega per lo stop, con l’assenso anche di Fratelli d’Italia. Centrodestra compatto? Non proprio, dato che la riforma presentata dal governo è passata – in entrambe le votazioni – grazie al voto decisivo del deputato di Noi con l’Italia Alessandro Colucci, che avrebbe invece potuto allinearsi agli altri partiti del Centrodestra e sopprimere il provvedimento, ma contestualmente, forse, aprire una crisi di governo. La necessità di sedersi a un tavolo e ristabilire la serenità fra le file della maggioranza è certamente opportuno, ed è proprio per questo che il calendario dei lavori è stato così revisionato.
Gli scenari
Il secondo stop all’emendamento leghista che riguardava la revisione dell’art. 6 è arrivato nella serata di martedì 8 marzo, dove i 23 voti contrari e i 22 favorevoli hanno mostrato a tutti come nulla sia cambiato rispetto alla seduta della scorsa settimana. Nessun compromesso quindi finora, con il governo che ha tirato dritto sulla riforma catasto – superando un altro scoglio in commissione Finanze alla Camera dopo quello dello scorso 3 marzo – perché ritenuta un punto dirimente dall’esecutivo, che aveva già espresso parere contrario all’emendamento di Alternativa. Per tornare all’unità sarà quindi necessaria ancora una volta una mediazione del premier Draghi, l’unico collante di una maggioranza così eterogenea.
Le reazioni
Il parere contrario all’emendamento riguardante l’articolo 6 della riforma era arrivato anche dal presidente della commissione Luigi Marattin, in quota Italia Viva, che aveva rimandato al mittente ogni accusa di voler legittimare la tassazione sulla prima casa: “Nessuno pagherà più tasse. Mi auguro di archiviare la questione catasto per metterci a discutere di tutto quello che c’è di concreto nella riforma fiscale: razionalizzazione delle aliquote, Irpef, abolizione dell’Irap, agevolazioni fiscali. Sono tutti argomenti, questi sì, che impattano concretamente su famiglie e imprese, e da subito”.
Non ci sta però Forza Italia, che in una nota dei componenti della commissione Finanze di Montecitorio, diffusa dopo la bocciatura da parte della stessa alla richiesta di accantonare l’emendamento, ha ribadito: “Anche oggi abbiamo registrato un secco “no” da parte del governo. Abbiamo offerto una via d’uscita – accantonare l’articolo 6e partire dall’1 – che tuttavia non è stata volutamente imboccata. Non possiamo che rammaricarci dell’accaduto e rimarcare la nostra posizione: la riforma del catasto, così come concepita, è il passe-partout per qualsivoglia aumento, diretto o indiretto, della tassazione sulla casa. Anche se tale prospettiva non riguarderà il futuro prossimo, ciò non toglie che forgiare uno strumento così pericoloso e metterlo poi nelle mani sbagliate, quali ad esempio quelle della sinistra più ortodossa, potrebbe determinare la fine del ceto medio del Paese, perché sarà proprio questa la classe sociale maggiormente colpita dagli aumenti delle tasse”. Una battaglia, quella sulla non tassazione della prima casa, che è storicamente sempre stata a cuore a Silvio Berlusconi sin dagli albori, ma la decisione di votare contro il governo non ha risparmiato travagli interni, dato che alla vigilia del voto era filtrata l’intenzione dei deputati di FI di astenersi o uscire dall’aula, salvo poi ritrovare compattezza.
Lo scontro resta, e le differenti visioni dei partiti di maggioranza potrebbero ulteriormente fuoriuscire sulla riformulazione della flat tax, sulla quale è nota la diversità di vedute. Per ora tutto resta sospeso, ma i prossimi giorni si prospettano incandescenti.
Andrea Valsecchi