domenica, Novembre 24, 2024
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    Guerra in Ucraina: nulla di fatto al summit in Turchia, pressing su Putin

    Guerra in Ucraina: nulla di fatto al summit in Turchia, pressing su Putin
    È il quindicesimo giorno di guerra in Ucraina e l’orrore continua. Gli attacchi di ieri notte in diverse zone di Kiev hanno allungato la lista delle vittime, tra cui molti bambini. L’atteso summit tra Lavrov e Kuleba in Turchia non ha portato a nessun risultato concreto, ma la Russia ha ribadito di essere disposta a negoziare in cambio della neutralità dell’Ucraina. I capi di Stato europei fanno sempre più pressing su Putin per una tregua immediata.
    La giornata di ieri si è aperta, come da diverso tempo a questa parte, con pessime notizie: i Russi hanno annunciato di essere riusciti ad entrare a Mariupol – la città ucraina che già da giorni era stata pesantemente presa di mira dagli attacchi russi – e di aver preso il controllo di diversi quartieri. Inoltre è emerso che durante l’attacco all’ospedale pediatrico dell’altro ieri tre persone hanno perso la vita, tra cui una bambina di 6 anni. Come se non bastasse, secondo l’Ucraina un convoglio umanitario che stava cercando di raggiungere la medesima città è stato obbligato a fare marcia indietro a causa dei combattimenti, e sempre Kiev ha accusato Mosca di avere volontariamente impedito l’evacuazione dei civili, dal momento che non era ancora riuscita ad impossessarsi della città strategicamente collocata sul Mar Nero.
    Insomma, se negli scorsi giorni c’era stato qualche timido segnale d’apertura, almeno a parole, da parte della Russia, per ora i fatti continuano a dimostrare il contrario. Inoltre anche i tentativi diplomatici, dopo i round di negoziati tra le delegazioni russa e ucraina negli scorsi giorni, per ora non stanno portando a nessun risultato significativamente concreto. Ieri c’era grande attesa per il colloquio tra i ministri degli Esteri russo Sergej Lavrov e il suo collega ucraino Dmitry Kuleba. Ma il summit avvenuto ad Antalya, in Turchia, si è chiuso senza alcun progresso sostanziale, almeno sulla possibilità di un cessate il fuoco.
    Nella tarda mattinata di ieri nuove e incalzanti richieste di una tregua immediata sono state rivolte a Vladimir Putin da diversi capi di Stato europei, in particolare dal premier francese Emmanuel Macron e dal cancelliere tedesco Olaf Scholz. Anche il premier italiano Mario Draghi ieri ha nuovamente intimato al leader russo di fermare immediatamente gli attacchi, soprattutto quelli sui civili.
    Sempre ieri si è svolto anche il vertice del Consiglio europeo, da cui è emerso che l’Ue è pronta ad inasprire ulteriormente le sanzioni contro la Russia e la Bielorussia, nonostante quelle già in atto stiano sconvolgendo l’economia mondiale da diversi giorni. Inoltre la vicepresidente americana Kamala Harris si è recata in Polonia per incontrare il presidente e il premier polacchi.
    Nonostante gli sforzi diplomatici a questo punto del conflitto si contano già numeri molto drammatici e impensabili anche solo all’inizio dell’invasione, due settimane fa. Per l’Onu sono oltre  500 i civili morti finora, mentre altre 900 abbondanti sono state ferite nel conflitto. Da Kiev però arrivano numeri ben più alti, e il presidente ucraino Zelensky ieri ha parlato di vero e proprio “genocidio”.
    Milioni invece gli sfollati, che negli ultimi giorni si sono accalcati in moltissime stazioni alla ricerca di un modo “qualsiasi” per sfuggire alle bombe e recarsi in qualche Paese limitrofo o in altri Paesi europei: nella sola giornata di ieri sono evacuati circa 35mila Ucraini, e in Europa sono attesi più di 5 milioni di profughi. A quanto riportato dall’Unicef, sono fuggiti anche oltre un milione di bambini – forse il dato più drammatico, come raccontano anche molte immagini che girano velocemente sul web in questi giorni.
    Si spera e si invoca il cielo, con toni sempre meno “razionali” e sempre più esausti, che un modo affinché terminino i bombardamenti si trovi il prima possibile. Per ora i Russi si dichiarano, almeno a parole, disponibili a trovare un accordo per cessare il fuoco nell’immediato, ma non mollano sulla richiesta che l’Ucraina venga smilitarizzata, cioè che diventi uno Stato neutrale e “simpatizzante” nei confronti della Russia.
    Ieri durante un’intervista il ministro russo Lavrov ha anche dichiarato di non ritenere possibile (e di non volere) che la situazione sfoci in un conflitto nucleare. Ma già che si sia arrivati a toccare l’argomento, non è certamente un buon segnale.
    Pietro Broccanello

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