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    Assolombarda, industrie manifatturiere: con la guerra, rischio spese energetiche da 11,5 miliardi nel 2022

    Assolombarda, industrie manifatturiere: con la guerra, rischio bolletta energetica da 11,5 miliardi nel 2022

    La guerra in Ucraina sta portando l’Unione Europea e i Paesi membri a ripensare le proprie politiche energetiche sia nel breve che nel lungo termine, ma nel frattempo cittadini e imprese stanno già pagando il prezzo di una catena di approvvigionamento poco diversificata. La situazione rischia di esplodere soprattutto sul versante industriale e proprio ieri è arrivato un nuovo allarme da Assolombarda che riporta come nelle ultime due settimane abbiamo assistito a un vero e proprio shock nei prezzi delle materie prime e dell’energia con una crescita a tre cifre per il gas e a doppia cifra per il petrolio.

    È vero che negli ultimi giorni il prezzo del gas sul TTF di Amsterdam ha ritracciato dopo aver superato i 300 euro al megawattora, ciononostante è innegabile il fatto che l’invasione russa dell’Ucraina abbia esacerbato le tensioni sui mercati delle materie prime, già colpiti dalla corsa dei prezzi dovuta alla ripresa post covid. Secondo l’analisi del Centro Studi di Assolombarda, tra il 24 febbraio e il 9 marzo il gas è salito del 105% rispetto alle prime tre settimane di febbraio durante le quali il prezzo del gas naturale europeo era cresciuto del 579% rispetto a gennaio 2020, prima che scoppiasse l’epidemia da covid. Dallo scoppio del conflitto il petrolio è aumentato del 22%, raggiungendo i 128 dollari al barile lo scorso otto marzo e dopo aver già corso parecchio dal momento che a inizio febbraio segnava un +43% rispetto al pre covid.

    L’Europa si è dimostrata abbastanza unita sul fronte delle sanzioni ma ha mostrato un “fianco” energetico decisamente scoperto. Secondo il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, “se si dovessero mantenere i prezzi attuali, l’industria manifatturiera lombarda quest’anno pagherà una bolletta energetica pari a 11,5 miliardi di euro a confronto con gli 8,3 miliardi stimati a inizio febbraio, prima della guerra e, soprattutto, con un livello nel 2019 inferiore ai 2 miliardi”. L’analisi del Centro Studi di Assolombarda spiega come dallo scoppio del conflitto i rincari abbiano toccato anche i prezzi del frumento (+48%), del mais (+16%) (con Russia e Ucraina che sono tra i più grandi fornitori mondiali di cereali) oltre al legno (+21%) e a diversi metalli tra cui acciaio (+17%) e alluminio (+15%). Per Spada è fondamentale puntare “a una diversificazione del mix energetico per ridurre la dipendenza da Paesi politicamente instabili” e chiede al governo “provvedimenti immediati per impedire che le aziende chiudano e nel medio-lungo” dal momento che “ora la priorità è garantire la continuità operativa delle imprese”.

    Per contenere i rincari di luce e gas, il ministro Giorgetti ha recentemente affermato, in un’intervista a Controcampo, che il governo potrebbe valutare uno scostamento di bilancio, mentre il ministro Cingolani, sentito dalla Faz, ha affermato che “i paesi Ue dovrebbero accordarsi su un limite di prezzo comune per il gas naturale”, assicurando tuttavia che entro maggio dovremmo essere in grado di sostituire metà del gas russo.

    Redazione

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