Scuola, la centralità dell’orientamento nella scelta delle professioni del futuro
Il tema al centro di un dibattito nell’ambito del Festival della formazione. I dati sulle ultime iscrizioni vedono prevalere i licei a scapito di tecnici e professionali, ma senza un adeguato orientamento gli studenti rischiano di rimanere intrappolati in percorsi non adatti alle loro inclinazioni e alcune professionalità sono destinate a perdersi. L’esperto: “Serve nuova visione”.
Cosa vuoi fare da grande? Alzi la mano chi non si è sentito rivolgere questa domanda almeno una volta già in tenera età. Immaginare il futuro, seppur molto stimolante, è impresa non semplice soprattutto quando si è chiamati ad effettuare scelte strategiche che determineranno la traiettoria del percorso di studi in vista dello sbocco professionale, e in questo quadro sapersi orientare nel modo corretto rappresenta un punto di partenza fondamentale.
E proprio l’orientamento sarà il tema del webinar in programma quest’oggi nell’ambito del Festival della formazione “La scuola è…” promosso da DeA Scuola che, a partire dai risultati del sondaggio “Come immaginano il futuro ragazze e ragazzi” – realizzato grazie al supporto di Younicef – vedrà il confronto tra esperti del settore sul ruolo della comunità educante per sviluppare competenze orientative e costruire spazi che siano in grado di far esprimere al meglio le peculiarità dei singoli rispetto alle richieste e alle sfide della società.
Il tema è quantomai attuale alla luce dei dati relativi alle iscrizioni per il percorso scolastico post scuola secondaria di primo grado, che vede i licei come scelta primaria tra gli studenti con una percentuale in salita di 15 punti rispetto al 2008. La Lombardia, con il 64% delle iscrizioni al liceo, supera così di quattro punti percentuali il trend nazionale e registra una prevalenza spiccata per lo scientifico (12,6%),declinato anche nella versione delle scienze applicate (10,2%). E se uno studente su sei preferisce il liceo, in pochi però optano per gli istituti tecnici, in calo al 30%, e ancora meno per la scuola professionale scelta solo dall’11% dei ragazzi. Eppure sull’istruzione tecnica Regione Lombardia sta puntando molto, e da diverso tempo, in chiave innovativa cercando di allargare l’offerta coinvolgendo le imprese e i professionisti in una sorta di “scuola al di fuori dalla scuola”, che non si limiti ai soli percorsi dell’ex alternanza scuola-lavoro, oggi Pcto. Stesso discorso anche per la scuola professionale attraverso l’attivazione di collaborazioni ed iniziative con finalità orientative.
Con questi numeri e senza un adeguato percorso orientativo, il rischio all’orizzonte è che si possano perdere importanti professionalità da un lato, e dall’altro che gli studenti intraprendano percorsi non adatti alle proprie reali inclinazioni rimanendone poi intrappolati. Basti pensare che, secondo i dati di Almadiploma, il 40% di chi ha scelto il liceo e il 50% di coloro che hanno invece optato per il professionale, oggi non rifarebbe la medesima scelta. A dirlo a Il Giorno è Diego Boerchi, docente di Psicologia dell’orientamento e sviluppo di carriera alla Cattolica di Milano, che aggiunge: “Serve una nuova visione per avere dei lavoratori e dei cittadini professionalmente competenti, motivati e soddisfatti”.
Ecco allora l’importanza della scuola come luogo in cui fare una vera e propria “educazione alle carriere”, con percorsi propedeutici a partire dalla scuola primaria e non relegati agli ultimi mesi utili della scuola media prima dell’iscrizione alle superiori. Perché se la scelta passa “dalle esperienze, dalla conoscenza di sé e dalle passioni”, come sottolinea Boerchi, la scuola deve essere un laboratorio dove poter sperimentare e condividere le competenze e le esperienze che valorizzino e orientino gli studenti per rispondere alle sfide che li attendono nel futuro.
Micol Mulè