martedì, Novembre 26, 2024
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    Russia – Ucraina: speranze dai negoziati di Istanbul, Usa rimangono scettici

    Russia – Ucraina: speranze dai negoziati di Istanbul, Usa rimangono scettici
    Si sono tenuti nella giornata di ieri gli attesi nuovi colloqui a Istanbul tra le delegazioni russa e ucraina per cercare un accordo sulla risoluzione del conflitto in Ucraina. Entrambe le parti si sono dimostrate parzialmente disponibili all’apertura, tenendo comunque salde le rispettive condizioni. Gli Usa rimangono scettici sulle reali intenzioni di Mosca. Caute speranze che emergono appena dopo le notizie dell’avvelenamento di Abramovich e dell’attacco russo a Mykolaiv.
    Un barlume di speranza emerge dai negoziati avvenuti ieri a Istanbul, in una fase nella prima parte della giornata e poi proseguiti ieri sera, tra le delegazioni di Russia e Ucraina, a tre settimane dall’ultimo summit che aveva portato a un nulla di fatto.
    Le due delegazioni sono state ospitate al palazzo Dolmabahce, sede dell’ufficio del presidente turco Erdogan. Le prime parole ufficiali sono arrivate proprio dal presidente turco, che ha aperto i negoziati ricordando come i due leader dei Paesi in guerra siano per lui degli “amici”, e dimostrandosi ottimista sul fatto che i colloqui in Turchia possano aprire un varco per un futuro possibile incontro direttamente tra Putin e Zelensky. Erdogan, il dittatore ora nelle insolite vesti del garante di pace, ha anche sottolineato come anche a livello mediatico la Turchia abbia dimostrato una posizione equa che difende in egual modo i diritti e le esigenze di ambo le parti.
    Per la cronaca, all’inizio dei dialoghi il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha intimato i negoziatori suoi compatrioti a non mangiare e bere nulla di quanto presente nella sala e ad evitare il più possibile di toccare le superfici. E in generale, dalle notizie che sono pervenute si ha l’impressione che la percezione di ottimismo non sia egualmente condivisa dai delegati dei due Paesi.
    Il capo negoziatore russo Medinsky ha parlato questa volta di “colloqui costruttivi” e ha comunicato che le proposte emerse dai negoziati saranno presto comunicate direttamente al presidente Vladimir Putin per ricevere quanto prima una risposta dal Cremlino. Meno entusiasta si è dimostrato invece il consigliere ucraino di Zelensky Mikhaylo Podolyak, definendo le trattative “difficili per la pace” del proprio Paese in uno dei primi commenti a caldo.
    Ad ogni modo da quanto si è appreso al termini dei negoziati, l’Ucraina si è dimostrata favorevole a una dichiarazione di neutralità con un accordo di sicurezza internazionale, mentre la Russia ha dichiarato la volontà di una riduzione “radicale”dell’attività militare su Kiev, il che non equivale per ora ad un cessate il fuoco. Le preoccupazioni prioritarie di Mosca rimangono com’era già risaputo la propria presenza nel Donbass, unitamente alla neutralità dell’Ucraina.
    È emerso anche che all’inizio dei negoziati i delegati russi abbiano protestato tornando sull’episodio del video di qualche giorno fa in cui venivano mostrati soldati ucraini impegnati nel torturare i prigionieri di guerra russi. Il mediatore ucraino Medinsky ha risposto che l’Ucraina ha accettato questa protesta e si è già impegnata per prendere misure più dure contro chi commette crimini di guerra.
    Dall’altra parte del tavolo, come detto, la principale questione messa sul tavolo da Kiev riguarda le garanzie di sicurezza per il Paese qualora decidesse di assumere lo status di neutralità, e in secondo luogo il maggiore rispetto da parte russa delle norme umanitarie, in primis dei corridoi umanitari di evacuazione per i civili delle città, finora spesso non rispettati dai russi.
    Presente, anche se defilato, anche l’oligarca russo Roman Abramovich, seduto non nel tavolo principale delle due delegazioni bensì accanto al portavoce turco Kalin. La presenza di Abramovich, impegnato in un colloquio con Erdogan già prima dell’inizio dei negoziati, suggerisce che l’oligarca è ancora coinvolto nell’opera di mediazione tra i due Paesi, dopo il clamore suscitato dalla notizia di pochi giorni fa in merito all’avvelenamento ai suoi danni avvenuto qualche settimana fa, durante un’altra sessione di colloqui a Kiev. L’avvelenamento – sufficiente per lanciare un “avvertimento”, ma volutamente non letale – ha gettato una sinistra luce su diverse operazioni “non ortodosse” da parte dei russi ai danni di proprie ex spie, dissidenti e altri nemici pubblici del Cremlino.
    Dai negoziati di ieri emergono dunque caute speranze rispetto a una possibile evoluzione della situazione nel senso di una risoluzione del conflitto che ha già causato moltissime vittime e un numero strabiliante di profughi.
    Gli Stati Uniti rimangono scettici sulle reali intenzioni di Mosca, che a detta loro non sta dimostrando un’apertura sufficiente per arrivare a una soluzione. Rimane ora da vedere se le promesse fatte dalle rispettive parti saranno effettivamente mantenute.
    Pietro Broccanello

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