Opere PNRR, il problema degli extra-costi
Ecco come la crisi militare e i rincari di materie prime ed energia incidono sull’attuazione del Piano.
Si complica la partita della revisione del Pnrr. Già 3 miliardi di costi aggiuntivi rispetto a quelli preventivati, e ai cantieri aperti delle opere in corso mancano 500 milioni. Il governo studia nuove misure, ma servono risposte immediate per evitare rallentamenti nell’implementazione dei target e degli obiettivi previsti dal Piano.
Per evitare di chiudere i cantieri già aperti, rallentando l’attuazione del Piano di Ripresa e Resilienza, servono urgentemente fondi integrativi e soprattutto l’approvazione di un meccanismo di revisione prezzi, compensazione e neutralizzazione dei nuovi costi.
Per le sole opere infrastrutturali della Missione 3 (25,4 miliardi complessivi) gli aumenti dei costi maturati rispetto alle cifre indicate nel Piano ammontano già a 3 miliardi: 2,4 circa derivanti dai maggiori costi che dovrà sostenere Rete ferroviaria italiana sulle 19 gare in programma per il 2022 in seguito all’aumento dei prezzari di gennaio (aumento medio del 18% rispetto ai valori preventivati nel Piano); altri 500 milioni sono la stima per i maggiori costi relativi alle grandi opere in corso.
Un’elaborazione dell’Ance sui costi Rfi evidenzia infatti come il totale del costo delle 19 opere passi da 13.218 milioni a 15.589 milioni, mentre una stima fatta dalle aziende appaltatrici impegnate nella realizzazione delle grandi opere già in corso (fra cui le linee di Alta velocità del Terzo Valico, della Brescia-Padova e della Napoli-Bari) mostra, appunto, uno “scarto” di 500 milioni.
Peraltro, la cifra di 3 miliardi di extracosti già maturati è destinata ad aumentare.
Le riunioni della commissione tecnica insediata al Mims hanno evidenziato che 54 materiali su 56 hanno sforato la soglia dell’8% che fa scattare le compensazioni previste dalla legge, e per molti materiali gli aumenti si avvicinano alle tre cifre. La media aritmetica del paniere degli aumenti dovrebbe attestarsi intorno al 36%.
Il secondo fronte che dovrebbe registrare i più recenti aumenti dei prezzi dei materiali è un ulteriore aggiornamento dei prezzari di alcune grandi stazioni appaltanti, fra cui in prima linea, sul fronte Pnrr, c’è Rfi. La società conferma le indiscrezioni secondo cui, dopo l’aumento medio del 18% varato a gennaio, seguirebbe ora un ulteriore aggiustamento dei prezzi al rialzo dell’ordine dei 6-7 punti percentuali.
Ma, sottolinea l’Ance, non esistono soltanto le opere del Pnrr: tutto il settore è scosso dallo shock dei rincari. Ai 3 miliardi sul fronte del PNRR andrebbero aggiunti quelli per le opere “non Pnrr”: per l’intero settore dei lavori pubblici si arriverebbe così a 10 miliardi di extracosti.
Il governo sta valutando quali misure varare, oltre a un meccanismo di revisione prezzi che adegui rapidamente i costi degli investimenti. Senza decisioni rapide, molti cantieri non potranno restare aperti.
Davide Bonetti
Centro Studi SA FINANCE