Guerra Ucraina: inizia una nuova fase
Il 55esimo giorno dall’inizio della guerra registra un cambiamento di strategie e di scenari che fanno pensare a una nuova fase, meno pervasiva della precedente, ma non per questo meno efferata e tragica.
La Russia ha scatenato l’offensiva nel Donbass, che trova il suo luogo simbolo nell’acciaieria di Mariupol, all’interno della quale sono asserragliati militari e civili ucraini, fermamente convinti a contrastare l’attacco russo. Tenere botta lì significa non cedere la città agli invasori.
Il fronte d’attacco delle armate di Putin copre un territorio di circa 480 chilometri, una linea di fuoco enorme e difficilmente sostenibile per molto tempo. Lungo questo fronte alcune città minori sono cadute in mano russa, altre sono alle prese con forme di guerriglia urbana che potrebbero durare settimane.
In apparenza gli obiettivi russi sembrano essere riconfermati: occupazione del Donbass e sbocco sul mare, ma non c’è da scommettere sulle reali intenzioni dell’invasore, anche se il Cremlino per bocca di Lavrov ha dichiarato di non voler rovesciare il governo di Zelensky e tantomeno intende ricorrere all’uso del nucleare.
Secondo gli analisti si tratta dell’inizio della fase due della guerra. I russi hanno conquistato la città di Kreminna e ridotto a macerie Kharkiv e Mariupol, dove i civili si trovano intrappolati senza corridoi di fuga da diversi giorni.
Sul fronte diplomatico oggi Biden incontra gli alleati, mentre Macron, impegnato nel ballottaggio per la riconferma, ha annunciato una nuova visita a Kiev: “Vado per fare la differenza”, così ha affermato Macron stesso.
Nemmeno le chiese vengono risparmiate nelle città sotto assedio e le autorità ecclesiastiche ucraine lanciano disperati appelli di preghiera invocando la pace: “In questo momento tragico ed eroico dell’Ucraina, non possiamo dormire, non scoraggiamoci, vegliamo! Nei giorni in cui la guerra si sta intensificando, quando il nemico ha rafforzato l’offensiva contro l’Ucraina, invito tutti alla preghiera vigile e incessante, alla preghiera per l’esercito ucraino. Perché oggi si decide il futuro, il destino dell’Ucraina e il destino del mondo”. Così ha invocato capo della Chiesa greco-cattolica-ucraina, monsignor Sviatoslav Shevchuk. “Invito a questa veglia nazionale e alla preghiera”, “chissà, forse durante questa Pasqua per l’ultima volta canteremo con voi ‘Cristo è risorto!'”.
Sempre a Mariupol è di poche ore fa la notizia di un bombardamento dell’ospedale vicino alle acciaierie sotto assedio, anche se da parte russa viene negata la presenza di civili nella struttura. Impossibile sapere esattamente quale sia la verità, ma è verosimile pensare che sotto le macerie vi siano civili, bambini compresi.
Con l’intensificarsi dei bombardamenti risulta difficile ogni forma di negoziato, anche lo scambio di prigionieri è impensabile, almeno fino a quando lo stallo attuale non prenderà una piega diversa.
Nel pomeriggio di oggi sono iniziati i colloqui tra Biden e gli alleati, Europa compresa, per fare il punto della situazione e prendere decisioni unanimi. In questo momento non esiste alcuna possibilità di dialogo funzionale almeno a interrompere le ostilità e tutto lascia pensare a un coinvolgimento sempre più marcato dell’Occidente al fianco dell’Ucraina.
Dopo le espulsioni dei diplomatici russi dalle ambasciate dei paesi Nato, Mosca ha risposto con l’allontanamento di 40 diplomatici europei, considerati “persone non gradite”.
Domani a Washington è in programma il G20 ed è annunciata la presenza del Ministro russo Siluanov a capo della delegazione del Cremlino.
La partecipazione di Siluanov, si spiega, dovrebbe essere virtuale, anche perché diversamente altre delegazioni potrebbero far saltare il summit economico se i russi dovessero effettivamente parteciparvi in questa fase particolarmente critica.
La nuova fase del conflitto, secondo gli analisti, potrebbe durare mesi e definirsi come una vera e propria guerra di logoramento, dove i russi starebbero giocando il tutto per tutto, visto che il logoramento potrebbe intaccare anche l’esercito russo e non solo le forze ucraine.
E’ chiaro che Putin, sempre più isolato e sull’orlo del baratro, non vuole arrendersi a una sconfitta totale, ragion per cui vorrebbe assicurarsi almeno qualche piccola conquista nei territori dove ha concentrato il grosso delle sue forze armate.
Ma la resistenza Ucraina sembra contare su risorse impensabili fino a qualche settimana fa e conta di riprendere il controllo di tutto il Paese, costi quel che costi.
La situazione, dunque, non accenna a migliorare e questi giorni potrebbero rivelarsi decisivi rispetto agli equilibri fin qui emersi: se la Nato dovesse aumentare la propria presenza al fianco di Zelensky, la Cina potrebbe abbandonare la propria neutralità e appoggiare Putin in quello che potrebbe avviarsi verso un conflitto mondiale. La crisi è davvero ad un passo, solo un evento imprevedibile potrebbe far evolvere questa tragedia di cui difficilmente oggi possiamo immaginare la fine.
Pietro Broccanello