Pechino: timori per un lockdown duro come a Shanghai
A Pechino, da venerdì, sono emerse poche decine di casi di covid ma tanto è bastato per generare il panico sia a livello interno che sui mercati. Il ‘focolaio’ è partito dal distretto di Chaoyang e subito sono scattati dei lockdown per alcune aree. In Cina vige la famigerata politica zero covid, un approccio che ha finito per imporre un rigidissimo lockdown nella città di Shanghai (25 milioni di abitanti) da dove sono arrivati video inquietanti di cittadini che urlano dai luoghi in cui sono stati confinati mentre altri violano le restrizioni per avventurarsi alla ricerca di cibo che scarseggia.
Le autorità hanno deciso di dare il via a tre giorni di test di massa a Pechino nel distretto-focolaio ma i cittadini hanno paura di finire come i loro compatrioti di Shanghai motivo per cui alcuni supermercati sono già stati presi d’assalto con l’obiettivo di fare scorte. Come riportato dall’Ansa, il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, ha affermato che la Cina non si fermerà di fronte alla variante Omicron, sottolineando l’intenzione del governo di vincere la guerra contro questa variante.
Con l’esempio di Shanghai sotto gli occhi, le borse hanno inevitabilmente reagito male, molto male. A Shanghai diverse società, straniere e locali, hanno dovuto bloccare la produzione e l’idea di mettere in lockdown la capitale (che conta più di 21 milioni di abitanti), ha affossato la borsa di Shenzen, che ieri ha perso il 6,5%, e lo stesso indice di Shanghai che ha chiuso a -5,1%. Anche il petrolio ne ha risentito, con cali che a metà giornata si aggiravano attorno al 4%.