Ucraina: situazione bloccata
Il giorno 68 dall’inizio del conflitto in Ucraina vede una nuova escalation dell’azione militare russa che ha ripreso a bombardare diverse città, tra cui Odessa e Kherson, con bombe a grappolo, armi proibite dalle convenzioni internazionali.
Diversi villaggi sono sotto assedio dei bombardamenti russi che non risparmiano ormai obiettivi civili, come scuole e ospedali.
L’offensiva russa continua a dare la sensazione di rallentare significativamente, ma gli analisti ed esperti di strategia e di tattiche sospettano che si tratti di una fase di preparazione alla “guerra totale” con cui la Russia spera di portare a casa qualche vittoria.
Questa mattina a Mariupol è ripresa l’evacuazione di diversi civili dalle acciaierie Azovstal, dove rimangono ormai asserragliati quasi solo i militari della brigata Azov.
Nella strategia della tensione economica la Russia risponde ai pacchetti di sanzioni con il blocco del grano ucraino. Secondo fonti dell’ONU ci sarebbero milioni di tonnellate di grano no ogm bloccate in ucraina per via del blocco dei porti imbastito dall’esercito di Putin. I container stoccati nei porti non possono essere spediti a causa dell’estrema pericolosità in uscita, dove oltre alla marina russa sono disseminate mine ovunque, proprio per impedire alle navi container di salpare. Una contromossa di Putin ahimè efficace, soprattutto se si dovesse protrarre nel tempo.
Sempre fonti nelle Nazioni Unite hanno ragguagliato i dati delle vittime civili da inizio guerra, il cui numero ad oggi supera le 3.000 unità.
Ad essi l’Unicef aggiunge il dato drammatico di quasi 16 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria e di ogni genere di bene. In alcune zone dell’Ucraina la mancanza di acqua e di qualsiasi aiuto sanitario si sta cominciando a diffondere lo spettro del colera.
Sul versante energetico la Polonia chiama l’Europa all’embargo immediato di gas e petrolio russi; le fa eco la Germania che si dichiara pronta a rispondere all’appello per mettere in ginocchio l’economia russa. La Commissione UE ha inoltre comunicato che non risultano paesi europei che abbiano accettato di pagare il gas russo in rubli.
Sicuramente la volontà dei paesi dell’Unione è condivisa, ma si teme che per attuare davvero l’embargo del petrolio russo si dovrà aspettare l’anno prossimo, rendendosi necessario un lasso di tempo nel quale chiudere accordi di fornitura alternativi.
Anche Zelensky è intervenuto sul tema delle sanzioni alla Russia dichiarando che finché non cesserà il rumore delle armi è impossibile anche solo ipotizzare di parlare di una loro revoca.
Come già evidenziato, in questa fase del conflitto si fatica a trovare una via rapida di uscita e da entrambe le parti si cerca di adottare strategie votate al logoramento del nemico. Il guaio è che in questo modo il logoramento continuerà a riguardare tutti.
Pietro Broccanello