Borse e mercati: lo spread vola
La mancanza di una possibile previsione di fine delle ostilità nella guerra in Ucraina, ormai in essere da oltre cento giorni, sta sempre più pesantemente condizionando i mercati finanziari, com’era prevedibile.
Crisi dell’energia, difficoltà nell’approvvigionamento di generi alimentari e materie prime, scenari politici internazionali da ridisegnare chissà quando, sono gli ingredienti che stanno rendendo particolarmente volatile il sistema finanziario.
Le banche centrali non si sbilanciano su possibili evoluzioni di breve e medio periodo e nemmeno i tentativi tecnici, i cosiddetti “rimbalzi” riescono a consentire un recupero significativo rispetto alle perdite determinate da giorni di continui e forti ribassi registrati su tutte le principali borse europee.
Il dubbio rimane il grande protagonista di questo periodo e le perdite registrate ad oggi rispetto a gennaio scorso hanno superato la soglia del 20%.
Anche Wall Street, in attesa di indicazioni dalla Fed, la banca centrale americana, si sta muovendo in calo e l’inflazione ha ripreso a correre minacciosamente, con indici che non si vedevano dagli anni ’80.
La previsione più realistica porta a ipotizzare un deciso aumento dei tassi d’interesse che potrebbero sfiorare l’1%, se non di più, che vorrebbe dire il rialzo del costo del denaro più alto da un quarto di secolo.
Questa verosimile prospettiva spinge gli investitori a scommettere su una ormai inevitabile fase di recessione, con tutte le conseguenze negative che ciò comporterebbe.
A Milano alcuni dei titoli principali sottoposti a enormi pressioni da tempo, stanno cercando di recuperare terreno dopo il tonfo dei giorni scorsi. Saipem, ad esempio, ha fatto registrare un +3,89% dopo aver perso quasi il 15%, grazie agli accordi sottoscritti per la realizzazione di progetti legati a parchi eolici offshore.
Anche il mondo bancario rosicchia qualche punto percentuale dopo giorni con indice negativo: è il caso di Unicredit (+3,48%), Mediobanca (+1,05%), Banco Bpm (+1,81%) e Bper Banca (+1,49%).
Come spesso accade in queste circostanze, si segnala la corsa verso i cosiddetti “beni rifugio”, ovvero i BTP, che garantiscono rendimenti decennali superiori al 4%, una vera boccata d’ossigeno in un mercato che sta soffocando.
Anche lo Spread, inevitabilmente, ha subito una forte impennata e ha superato quota 250 punti, segno ulteriore di una diffusa mancanza di fiducia da parte degli investitori.
Sul fronte energia, le ritorsioni russe verso i nemici europei ha portato a un incremento di oltre il 10% che Gazprom ha ufficialmente motivato con problemi legati a problemi con Siemens, informando altresì di non poter garantire giornalmente le forniture attraverso il gasdotto Nord Stream.
Anche le criptovalute segnano il passo e fanno registrare perdite continue, con le prime conseguenti dismissioni di personale da parte dei colossi del settore.
La perdurante situazione di instabilità determinata dall’invasione russa dell’Ucraina sta mostrando tutte le conseguenze nefaste che gli analisti avevano previsto, senza che ad oggi nessuna ipotesi concreta di soluzione della crisi bellica sia stata avanzata dai Paesi occidentali. La strategia di bloccare Putin con le sanzioni e lo stop degli scambi commerciali si sta rivelando un boomerang per chi l’ha posta in essere. Occorre un cambio di passo nelle decisioni politiche, prima ancora che di quelle degli operatori di Borsa.
Pietro Broccanello