Cultura: una grande risorsa su cui investire
Anche quest’anno ha preso il via l’annuale evento curato da Il Sole 24 ore dedicato alla cultura e alle sue potenzialità economiche oltre che filantropiche. Sede dell’evento denominato “Stati generali della Cultura” è Palazzo Carignano a Torino, nel salone che ospitò la prima sede della Camera del Regno d’Italia.
L’edizione 2022 pone come focus centrale della manifestazione l’opportunità che la cultura rappresenta per il nostro Paese come risorsa strategica per la ripresa.
Se fosse ben organizzata e le potenzialità venissero tutte espresse, quello della cultura sarebbe il primo settore economico del Belpaese. L’Italia è notoriamente un museo a cielo aperto, con un patrimonio artistico unico, variegato e distribuito in ogni angolodel Paese; se ad esso aggiungiamo le bellezze naturali di cui siamo per natura un “unicum” a livello mondiale, saremmo forse in grado di risolvere gran parte dei nostri problemi economici e del debito pubblico che ci portiamo sul groppone come un fardello troppo pesante per farci camminare al passo con gli altri paesi europei.
Non a caso, lo scopo della kermesse organizzata dal Sole 24 ore è di fare sistema, di mettere in rete, di convogliare idee e risorse per realizzare progetti e iniziative che coinvolgano un ecosistema complesso e variegato, che va dalla gestione del patrimonio artistico, alla ricettività turistica, ai trasporti, all’indotto del commercio eccetera eccetera…
Ospite d’onore, inevitabilmente, il Ministro della Cultura, Dario Franceschini. Occorre dirlo: Franceschini è forse l’unico ministro dei tempi recenti che crede nella possibilità che il patrimonio culturale italiano possa davvero rappresentare una risorsa che muove punti di Pil, crea occupazione e – perché no – arricchisce le coscienze che di fronte alla Bellezza spesso rimangono colpite e si nobilitano.
Giova ricordare a questo proposito il beneficio che ha introdotto l’art bonus, una misura che ha reso conveniente per i privati investire nella manutenzione e gestione dei beni culturali, grazie a un ritorno d’immagine e a deducibilità fiscale per le imprese.
L’attualità dell’edizione 2022 affronta anche il portato della contaminazione tra arte e tecnologia, sintetizzabile nella denominazione “ArTechnoligy”, che ha reso più fruibile e affascinante il rapporto tra uomini e oggetti d’arte. Le esperienze immersive, emozionali, sono ormai quasi un “must” per tante mostre che offrono una capacità suggestiva mai sperimentata in passato, proprio grazie all’introduzione della tecnologia come strumento di comunicazione. Grazie alla tecnologia è possibile creare nuove forme d’arte, sperimentare, innovare, comunicare.
L’esempio emblematico di questa nuova alleanza tra arte e tecnologia è rappresentato dalle OGR, le Officine Grandi Riparazioni di Torino, la ex fabbrica dei treni nel cuore di Torino che è stata riqualificata e riconvertita da Fondazione CRT in un hub di innovazione unico in Europa (e non solo), proprio per la coesistenza e la sinergia delle due anime Cult e Tech.
Vengono poi passate in rassegna alcuni esempi di best practice introdotti da alcune realtà territoriali, che veramente stanno “facendo” innovazione.
Non sono mancati spunti polemici, in particolare per voce di Luigi Abete, Presidente AICC-Associazione Imprese Culturali e Creative, che evidenzia l’inadeguatezza del sostegno e dei ristori riservati dal Governo al settore della cultura, che per fronteggiare gli effetti provocati da due anni di pandemia, ha riservato risorse scarse e inadeguate a sostenere un sistema già di per sé di difficile sostenibilità
In ogni caso, prosegue Abete, la fase emergenziale deve considerarsi finita e occorre adesso programmare strategie per il futuro, puntando su un rapporto più equilibrato in un auspicabile rapporto di partenariato pubblico-privato: «Pubblico e privato, insieme, cogliendo le opportunità offerte dal PNRR e realizzando progetti con un approccio ampio di filiera, possono attivare meccanismi rigenerativi permanenti con un indotto esteso sul territorio, a partire dalla valorizzazione dei beni culturali diffusi. Una concentrazione di ricchezza che è la vera cifra distintiva del nostro Paese.»
Altri interventi, tra cui quello della fondazione del gruppo bancario S.Paolo, hanno posto l’accento sulla grande sfida che ci aspetta nei prossimi anni che dovrà essere raccolta sia dal decisore politico, sia dai sistemi di rappresentanza del mondo economico e produttivo: sviluppare le potenzialità offerte dal patrimonio culturale e dalla sua valorizzazione piena rappresentano obiettivi strategici per la ripresa economica del Paese. Una sfida che, oltre al valore economico che potrebbe portare come beneficio, darebbe anche la cifra del valore ideale di una società e, di questi tempi, ce ne sarebbe un grande bisogno.
Pietro Broccanello