L’Arcivescovo Zuppi in visita alla Casa Circondariale di Busto Arsizio
Il prossimo sabato 16 luglio alle 9:30 il Card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, varcherà i cancelli della Casa Circondariale di Busto Arsizio per un dialogo aperto sul rapporto tra la Chiesa e la reclusione dentro le mura. L’Arcivescovo incontrerà una rappresentanza eterogenea, per provenienza e credo religioso, delle persone ristrette nel carcere.
Lo scopo principale della visita dell’Arcivescovo Zuppi alla Casa Circondariale di Busto Arsizio – dove sono detenute le persone in attesa di giudizio e quelle condannate a pene inferiori ai cinque anni, o con un residuo di pena inferiore ai cinque anni – è innanzitutto quello di favorire un dialogo franco e fraterno sulla vita dentro le mura e in rapporto alla Chiesa.
Il tema, di fondamentale importanza, è già stato ripreso più volte dall’Arcivescovo, che in una intervista di recente edizione, “Verso Ninive” (Ribbettino, 2021), ha sottolineato come nonostante la Chiesa si sia pronunciata apertamente contro al pena di morte, molti credenti continuano tuttora ad esserne favorevoli.
Allo stesso modo, secondo Zuppi, nessun cristiano dovrebbe augurarsi, parlando di un detenuto, che questi marcisca in carcere per tutta la vita, per grandi che possano essere state le sue colpe. Al contrario, com’è scritto anche nel Vangelo, sarebbe suo dovere andare a far visita ai carcerati.
L’incontro sarà allora una preziosa occasione per discutere insieme e aprire varchi di speranza laddove spesso è difficile immaginare un futuro diverso.
I detenuti che parteciperanno all’incontro con l’Arcivescovo Zuppi di sabato hanno vissuto un momento di preparazione al dialogo stesso. Sorprende positivamente il fatto che abbiano partecipato tutti, nessuno escluso, rinunciando persino ai rari momenti d’aria aperta tanta è l’attesa di vivere questo momento.
Sarà una rappresentanza molto eterogenea, che comprende anche persone di fede islamica, le quali hanno condiviso il percorso di riflessione e confronto tra cristiani e musulmani guidato da don Giampiero Alberti, referente diocesano per i rapporti con l’Islam.
L’apertura e il desiderio dei detenuti verso quest’occasione sono tali da non avere neppure il timore di lasciarsi riprendere anche in foto: “Finiamo tante volte in prima pagina per le cose brutte che abbiamo fatto; se una volta i nostri cari ci vedono per qualcosa di bello, siamo solo contenti”, sono le parole di uno di essi.
Un momento di riflessione, dialogo e confronto, ma anche di gioia, festa e speranza che è in assoluto il bisogno più importante in queste circostanze.
Pietro Broccanello