In Russia vengono riscritti i libri di scuola per giustificare le mire espansionistiche
Anche se la guerra in Ucraina non è ancora finita e avanza imperterrita l’offensiva russa da ormai diversi mesi, Putin e i suoi collaboratori più stretti hanno già messo in atto un programma di “revisionismo storico” che riguarda le informazioni riportate sui libri scolastici già da quest’anno. Il popolo russo viene dipinto come un popolo dall’indole “pacifica” e i legami tra lo stalinismo e il nazismo rovesciati, con argomenti a supporto completamente falsi: è questo il progetto di “ricostruzione patriottica” che Putin sta portando avanti già da diverso tempo.
Da che mondo è mondo, si sa, la storia la scrivono i vincitori. Vladimir Putin non ha ancora vinto la guerra in Ucraina (anzi, a detta sua, questa è “solo all’inizio”) ma già da diverso tempo ha iniziato a (ri)scrivere la storia, perlomeno quella del passato russo e dei suoi rapporti con l’occidente, per piegarla al suo progetto di rinnovamento patriottico.
Se finora però il revisionismo storico era patrimonio quasi esclusivo dei mass media russi e della gerarchia politica, ora la manipolazione storica va a toccare gli stessi manuali utilizzati nelle scuole, e coinvolgerà dunque diversi milioni di famiglie.
Di “storpiature” storiche e vere proprie falsità infatti ne abbiamo sentite pronunciare sovente per bocca degli stessi media ed esponenti politici russi, ma già dal prossimo 1° settembre (il cosiddetto Giorno della conoscenza che segna l’inizio dell’anno scolastico in Russia) i ragazzi e perfino i bambini saranno coinvolti nei nuovi corsi mirati ad insegnare loro “l’amore per la Patria”, su nuovi manuali che Putin ha fatto riscrivere insieme all’ex compagno nel Kgb Sergey Naryshkin, presidente della Commissione per la verità storica.
I punti principali della “revisione” riguardano l’operato russo soprattutto nell’epoca stalinista, i rapporti tra la Russia e il nazifascismo e, naturalmente, quelli tra i russi e l’Ucraina su cui si sono sprecate le interpretazioni negli ultimi mesi.
Ma il programma di revisione storica di Putin per suffragare il proprio disegno nazional-imperialista non è una cosa di adesso: già in un discorso nel 2021 infatti affermava che il muro sorto negli ultimi anni tra Russia ed Ucraina, tra popoli che hanno sempre vissuto nello stesso spazio storico e spirituale, è una “grande sventura”. Secondo il presidente russo, senza mezzi termini, l’Ucraina deve sparire dalla cartina geografica in quanto frutto di una divisione insensata, in quanto la sua popolazione, di origine slava, fu spinta nel XIII secolo dai mongoli verso i polacchi e il cattolicesimo. Non solo la storia dunque verrà cambiata, ma anche la geografia, e aAnche il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha affermato che il destino dell’Ucraina è nell’unione con la Russia.
Un altro caposaldo della ricostruzione putiniana è che il popolo russo ha un’indole fondamentalmente pacifica: da Napoleone in avanti, secondo lui, la Russia è sempre stata aggredita e ha combattuto sempre una guerra di difesa, per poi arrivare alla vittoria. Affermazioni quantomeno discutibili, ma sono previste addirittura sanzioni penali per chi ricorda il patto tra Hitler e Stalin del 1939, da cui prese avvio la Seconda guerra mondiale.
Un governo non propriamente pacifista quello di Stalin, visto che, campi di concentramento a parte, stava già invadendo la Polonia e con l’appoggio di Hitler incorporò nel giro di 3 giorni la Lettonia, la Lituania e l’Estonia.
E se l’altro grande leitmotiv che da mesi sentiamo ripetere in maniera asfissiante da Putin e dai media russi è il compito e la necessità di “denazificare” l’Ucraina, non si può non ricordare che il concordato che prese il nome dai due negoziatori, Molotov e Ribbentrop, fu uno dei primi decisivi passi proprio per “nazificare” l’Europa e spingere la Russia sulle orme del totalitarismo hitleriano. Inoltre furono moltissimi gli ebrei che, rifugiatisi in Russia per sfuggire al nazismo, furono consegnati dagli stalinisti nelle mani dei tedeschi e spediti nei lager.
D’altronde lo spirito antisemita anima la ricostruzione putiniana, fino a spingersi verso presunte origini ebraiche di Hitler stesso (negate da tutti gli storici) e all’idea di un ebreo che perseguita i propri correligionari, proprio come farebbe adesso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (discendente di sopravvissuti ai campi di sterminio). Una narrazione che banalizza e ridicolizza non poco la memoria storica della Shoah.
Passando da falsità a vere e proprie menzogne, fino a racconti che sconfinano nel favolesco e all’esaltazione di Stalin come ostacolo al nazifascismo, Putin sta facendo qualcosa di analogo a quanto già visto con Hitler, Mussolini e via dicendo: dipingere come ingiustizie storiche le proprie nefandezze per giustificare le proprie mire espansionistiche e imperialiste, facendo leva sulla frustrazione del popolo che le introietta senza porsi il problema di verificare o indagare.
In questa maniera, i nuovi testi scolastici revisionati preparano il terreno ideologico per gli studenti di oggi che saranno i soldati di domani, pronti ad invadere altri Paesi e a spingersi ben oltre l’Ucraina per ricostituire il vecchio glorioso impero.
Pietro Broccanello