Disarmo Nucleare e lotta alla Fame
di Marco D’Agostini
Il primo agosto si è aperta a New York la Decima Conferenza di Riesame del Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari (NPT), rinviata nel 2020 per via della concomitante pandemia Covid, con poca attenzione da parte della stampa italiana, per via della campagna elettorale appena avviata, e di quella internazionale, assorbita dal conflitto in Ucraina e dai relativi risvolti, tra cui la crisi energetica e la questione dello sblocco delle navi col grano ucraino.
Come noto, il Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari (NPT), aperto alla firma nel 1968 ed entrato in vigore nel 1970, costituisce la pietra angolare del regime globale di non proliferazione nucleare, fondamento essenziale per il perseguimento del disarmo nucleare ai sensi dell’articolo VI del Trattato. Per promuovere l’obiettivo della non proliferazione e come misura di rafforzamento della fiducia tra gli Stati parti, il Trattato istituisce altresì un sistema di salvaguardia, sotto la responsabilità dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), le cui ispezioni sono volte a verificare il rispetto del Trattato. Il Trattato NPT promuove inoltre la cooperazione nel campo della tecnologia nucleare pacifica e la parità di accesso a questa tecnologia per tutti gli Stati parti, mentre le misure di salvaguardia impediscono la diversione di materiale fissile per uso bellico.
Nella Conferenza di Revisione del Trattato NPT tenutasi nel 1995 gli Stati parti del Trattato hanno concordato la sua proroga indefinita e hanno deciso che le Conferenze di Revisione dovrebbero continuare a tenersi ogni cinque anni. Le Conferenze di revisione hanno aperto la strada all’Accordo del 18 febbraio 1993 tra la Federazione Russa e gli Stati Uniti d’America, grazie al quale è stato lanciato il Programma Megatons to Megawatts, completato nel dicembre 2013, concernente lo smantellamento di circa 20.000 testate nucleari e l’utilizzo per usi pacifici dell’uranio altamente arricchito da esse ricavato.
Tuttavia i Paesi in via di sviluppo – che in virtù del Trattato, da un lato, hanno rinunciato, insieme agli altri Stati firmatari non dotati di armi nucleari, a ricorrere a tali armamenti e, dall’altro, sono potenziali beneficiari delle misure previste dal Trattato per la diffusione di tecnologie per l’uso pacifico dell’energia nucleare – hanno manifestato crescenti allarmi per la mancanza di progressi sulla strada del disarmo. Al riguardo sono significative le preoccupazioni espresse nella Conferenza di Revisione del 2005 dal Ministro degli esteri della Malaysia a nome del Gruppo degli Stati Non Allineati.
Tali preoccupazioni hanno condotto ad una progressiva impasse delle Conferenze di Revisione del NPT, fino all’ultima, che si è conclusa il 21 maggio 2015, dove gli Stati Parti non sono riusciti a raggiungere un consenso sull’adozione di un Documento Finale, nonché al lancio di un nuovo strumento internazionale, il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), che è stato aperto alla firma il 20 settembre 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021, ma cui attualmente non partecipa nessuna delle potenze dotate di armi nucleari né la maggior parte dei Paesi industrializzati.
Alcune organizzazioni della società civile, preoccupate che anche la Decima Conferenza di Riesame del Trattato NPT si risolvesse in un nuovo impasse – anche perché il precipitare della crisi ucraina aveva raffreddato gli entusiasmi seguiti al documento sul disarmo nucleare sottoscritto dalle cinque potenze Nucleari del Consiglio di Sicurezza il 3 gennaio 2022 – nonché di un crescente scollamento tra gli Stati fautori del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) e gli altri Stati membri del Trattato NPT, su iniziativa del Comitato per una Civiltà dell’Amore hanno promosso un seminario internazionale a Bruxelles il 31 maggio 2022, presso la International Trade Union House, su “Il Disarmo Nucleare: opportunità di Pace e di Lavoro per l’Europa e per il Mondo” (le relazioni sono disponibili sul sito Internet: https://www.nuclearforpeace.org/conferenze.html#310522). L’incontro si è aperto con un messaggio di S.E. Mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i rapporti con gli Stati della Santa Sede e ha visto anche la partecipazione del rappresentante della Commissione della Conferenza dei Vescovi dell’Unione europea (COMECE), Marek Misak, il quale ha richiamato il forte intervento di Papa Francesco, nella lettera al Governatore di Hiroshima nel 2020: “It has never been clearer that, for peace to flourish, all people need to lay down the weapons of war, and especially the most powerful and destructive of weapons: nuclear arms that can cripple and destroy whole cities, whole countries”. Tra i relatori si segnalano, oltre al sottoscritto, S.E. Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi, Carlo De Masi, Presidente di Adiconsum CISL e“Atoms for Peace”, Giuseppe Rotunno, Presidente del Comitato per una Civiltà dell’Amore, gli eurodeputati Simona Baldassarre, Brando Benifei e Antonio Maria Rinaldi, Massimo Sepielli, Esperto di Energia e componente del Consiglio Direttivo del Comitato per una Civiltà dell’Amore, Riccardo Ramadori, rappresentante di UNIPAX-UNITED PEACERS, Pier Virgilio Dastoli, Presidente del MOVIMENTO EUROPEO – ITALIA, Don Claudio Visconti, Cappellano della comunità italiana a Bruxelles, Luigi Rapisarda, Umberto Minopoli, Presidente AIN e rappresentante della European Nuclear Society.
Il convegno si è concluso con la presentazione di un Appello all’Unione europea, trasmesso alla Presidente del Parlamento europeo, On. Roberta Metsola, con il quale si invita l’UE e i suoi Stati membri, tra l’altro, a farsi promotori:
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di una Conferenza internazionale per la Pace Nucleare, ad Assisi, volta a istituire un Tavolo di lavoro permanente sul Disarmo Nucleare, nella consapevolezza dell’assoluta esigenza di evitare il rischio di un fallimento dei due Trattati del TPNW e del NPT, tenuto conto della prospettiva dell’imminente ripresa dei negoziati nel loro ambito;
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Tale Tavolo dovrebbe essere facilitatore della “costruzione” delle decisioni da prendere nell’ambito delle Conferenze di attuazione dei due Trattati delle Nazioni Unite citati, il TPNW e il NPT, valorizzandone gli elementi di raccordo e sviluppandone le necessarie sinergie;
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Il Tavolo, una volta istituito, potrebbe articolarsi in sottogruppi di lavoro specializzati su concrete iniziative di disarmo nucleare, per area geografica e/o tipologia di armamenti nucleari, nonché volti a prendere in considerazione anche gli aspetti sociali ed economici correlati al tema, ivi incluso l’utilizzo dei proventi derivanti dal disarmo per la lotta alla fame e al divario di sviluppo e il ruolo della società civile.
Nel corso dell’incontro di Bruxelles è stato rilevato tra l’altro come il lancio di un nuovo accordo sul modello dell’Accordo Megatons to Megawatts del 1993, oltre a prevenire il rischio di una catastrofe nucleare, potrebbe liberare cospicue risorse per un più incisivo intervento nella lotta contro la fame.
Secondo il Rapporto sulla sicurezza alimentare globale “The State of Food Security and Nutrition in the World” del 2020, nel 2019 quasi 690 milioni di abitanti del pianeta hanno sofferto la fame: 10 milioni di unità in più rispetto all’anno prima e quasi 60 milioni in più rispetto ai cinque anni precedenti, e la situazione è ulteriormente peggiorata con la pandemia di COVID, senza considerare l’ulteriore crisi alimentare determinata dal blocco del grano di due dei maggiori produttori mondiali, la Russia e l’Ucraina, a seguito dell’invasione russa in Ucraina.
In proposito occorre altresì considerare la stretta correlazione tra fame e mancanza di accesso all’energia e, in particolare, alle fonti energetiche pulite. Secondo il rapporto 2020 sull’attuazione dell’SDG 7, Energy Progress, si stima che 620 milioni di persone non avranno ancora accesso all’elettricità nel 2030, l’85% delle quali nell’Africa subsahariana.
La proposta di un Tavolo permanente sul disarmo nucleare lanciata a Bruxelles potrebbe pertanto consentire di affrontare anche il tema dell’utilizzo dei proventi del disarmo per finanziare la lotta alla fame e lo sviluppo dei paesi più poveri non solo attraverso l’uso diretto del combustibile nucleare ma anche attraverso il finanziamento, grazie a quei proventi, di programmi per la diffusione di energie rinnovabili per i sistemi di irrigazione, inclusi i microprogetti in tale ambito.
Ci insegna infatti Papa Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in Veritate (par. 47): “Le soluzioni vanno calibrate sulla vita dei popoli e delle persone concrete, sulla base di una valutazione prudenziale di ogni situazione. Accanto ai macroprogetti servono i microprogetti e, soprattutto, serve la mobilitazione fattiva di tutti i soggetti della società civile, tanto delle persone giuridiche quanto delle persone fisiche.”
A questo proposito, è stato rilevato che il citato Programma Megatons to Megawatts, completato nel dicembre 2013, prevedeva lo smaltimento dell’uranio altamente arricchito estratto dalle armi nucleari, attraverso l’utilizzo nelle centrali esistenti. Il prezzo totale di acquisto del materiale arricchito è stato di oltre 8 miliardi di dollari, che, in termini monetari, in valore attuale corrispondono a circa 14 miliardi di dollari, senza considerare l’ulteriore crescita dei prezzi dei prodotti energetici.
Ipotizzando di destinare alla lotta alla fame ricavi almeno equivalenti da un nuovo programma Megatons to Megawatts, si è pertanto considerato che l’utilizzo dell’uranio arricchito da parte degli impianti nucleari esistenti potrebbe generare risorse sufficienti a finanziare la realizzazione di fattorie dotate di sistemi di irrigazione alimentati da energia solare nei paesi più poveri. Si potrebbero creare da 100.000 a 140.000 fattorie assicurando la nutrizione in modo sostenibile di 10-12 milioni di persone e innescando un processo virtuoso atto a incidere, finalmente, sui grandi numeri della lotta alla fame attraverso l’utilizzo delle risorse generate dall’energia nucleare per finanziare la diffusione di energie rinnovabili.
Si tratterebbe di una declinazione ben concreta dell’esortazione di San Paolo VI nell’Enciclica “Populorum Progessio” (par. 76): “La pace non si riduce a un’assenza di guerra, frutto dell’equilibrio sempre precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, …”
A segnare la correlazione tra la Pace intesa come assenza di guerra e la pace come costruzione di un Mondo più giusto, a iniziare dall’allievamento delle condizioni dei popoli che ancora soffrono la fame, appare provvidenziale la coincidenza tra l’apertura, a New York, il primo agosto, della Decima Conferenza di Riesame del Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari (NPT) e la partenza, nella stessa data, dal Porto di Odessa, del primo carico di grano ucraino con la nave Razoni diretta al porto di Tripoli in Libano.