Dopo un mese di discussioni finalmente sono state rese note le liste dei candidati di questa anomala tornata elettorale.
Se in molti avevano espresso qualche timore per rischi che correvano, i risultati sono stati peggiori delle fosche previsioni.
Il combinato disposto di un populistico e irrazionale taglio dei parlamentari e un sistema elettorale che è eufemistico definire bizantino, hanno portato risultati che non faranno bene alla democrazia.
Ecco quello che è successo: la diminuzione dei posti ha portato a percorrere la strada più semplice: selezionare le persone più fidate dei leader, i cerchi magici, i “pretoriani”. Poche decine di persone hanno definito le liste, sorde alle indicazioni delle base dei partiti e del loro elettorato, e sorde soprattutto agli stimoli della società civile, rappresentate da un pugno di persone.
Spazzati via i giovani, quasi non pervenuti in questa campagna, come sempre poco rappresentate le donne. Milano su questo fa scuola.
Ma ancora peggio: questo sistema elettorale fatto di immensi collegi uninominali (in cui sarà difficilissimo conoscere il candidato), di liste bloccate ma soprattutto di piccole e grandi scappatoie, e fra tutte la possibilità di candidature multiple, fa sì che la possibilità del cittadino non dico di scegliere i propri candidati, ma di evitare che almeno non siano eletti i più sgraditi sia quasi impossibile. Le candidature su più collegi della stessa persona (per assicuragli al di là di ogni rischi l’elezione) è stata usata in modo massiccio e sprezzante di ogni minimo principio democratico e partecipativo .
Ecco che il partitismo leaderistico che aveva portato al collasso della Prima Repubblica (che almeno aveva partiti popolari) rinasce ancora più forte.
Ma a differenza di allora – con percentuali di voto fra l’80 e il 90% – oggi siamo nel bel mezzo della crisi del consenso: è concreta la possibilità che quasi la metà dell’elettorato non vada alle urne.
Le centinaia di migliaia di persone che dal basso la politica l’hanno sempre fatta sono in gran parte demoralizzate e basite: istanze frustrate, indicazioni calpestate, lavoro di anni azzerato da paracadutati, sconosciuti, “soliti noti” e anche impresentabili.
Nella tragica mancanza di prese di posizione anche delle grandi agenzie formative, credo che una strada per i cittadini di buona volontà sia un piccolo “ricatto” molto concreto, non votare chi non si impegnerà a modificare immediatamente questa legge elettorale che minaccia la sopravvivenza della democrazia diffusa nel nostro Paese: re-
introduzione delle preferenze (possibilità di scegliere il candidato), eventuale introduzione delle primarie per scegliere chi mettere in lista e divieto di candidature multiple (che riducono ulteriormente la possibilità di scelta), queste le minime parole d’ordine.
Perché altrimenti continuare a votare così non ha senso.
Quindi ora il disimpegno e l’astensione?
No, ora si deve continuare con l’impegno civico, nei movimenti, nelle
associazioni perché la politica deve essere espressione del popolo, della passione dell’uomo.
Continuare a stimolare, interagire con i partiti, che sono il fulcro necessario della democrazia rappresentativa.
Selezionare con molta cura e criticità candidati e partiti secondo criteri ben precisi, come quello dell’impegno a cambiare la legge elettorale, e altri.
E quindi ANDARE A VOTARE.
L’Italia è un grande Paese, e la libertà e la democrazia sono i beni più preziosi per il popolo, che nessuno ci può togliere.
Carmelo Ferraro
Presidente Piattaforma Milano