GIANLUIGI CHITTÒ E LA PASSIONE DI VOLARE
Da una semplice passione per il volo, sino ad una scuola di pilotaggio a 360 gradi.
È questa la storia di Gianluigi Chittò – Presidente dell’Aviosuperficie Santa Lucia di Comezzano-Cizzago (BS) e dell’annessa scuola di volo Vittoria Alata – che ha trasformato quello che era un semplice hobby in un vero e proprio stile di vita.
Presidente Chittò, come nasce l’Aviosuperficie Santa Lucia?
Sono Presidente dell’Aviosuperficie dal 2007, l’anno nel quale ho dato il via alla trasformazione di questo campo, già in passato un’aviosuperficie e poi un campo di volo. Il desiderio di spingermi sino a qui nasce dalla passione di volare, che mi ha portato a cambiare lavoro, dando una vera e propria svolta alla mia vita. Da quel giorno abbiamo iniziato ammodernando le strutture e realizzando gli hangar del complesso Santa Lucia. Oggi la pista conta 650 metri, più che sufficienti a garantire l’atterraggio o il decollo anche di una componente di 100 km/h, che impiega mediamente 250 metri. L’associazione oggi vanta diversi iscritti, e ciò che ci lega è proprio la voglia di esplorare e viaggiare nei cieli della nostra zona.
Oggi qual è l’attività dell’Aviosuperficie?
Ci sono diversi aerei posteggiati qui, ultraleggeri – che sono la maggior parte – ma non solo, tutti di privati membri dell’associazione, che vengono qui e quando vogliono decollano verso le mete più ambite, italiane ed estere. Siamo in tanti soci e voliamo parecchio. Poi abbiamo la scuola di volo Vittoria Alata, dove è possibile acquisire la licenza di volo per pilotare direttamente i velivoli.
Quali sono i tipi di licenze di volo?
Pilotare un ultraleggero è possibile sia con il PPL – la licenza di volo certificata in tutto il mondo – sia con un attestato di volo per ultraleggeri, dove è necessario un minimo di 16 ore di volo, oltre alla teoria di circa 30 ore, che viene insegnata qui alla scuola.
Quali sono le mete più gettonate?
Io personalmente ho volato moltissimo, sono stato a Capo Nord, in Norvegia, Bulgaria, fino alle isole greche, anche se devo dire che d’estate non è mai il massimo volare; d’inverno la macchina è più stabile, fa meno caldo, non c’è vento. Il motore rende di più. Ma detto ciò abbiamo diversi associati che magari partono il venerdì per la Sardegna e rientrano il lunedì. Tutto è fattibile, soprattutto se pensiamo che in Italia disponiamo di migliaia di aviosuperfici in tutto il territorio nazionale; basta rispettare gli spazi aerei.
Cioè?
Ci sono regole ben precise, ed è sempre meglio comunicare ogni decollo tramite le frequenze radio assegnate, ma ci sono i cosiddetti spazi golf entro i quali non è obbligatoria la segnalazione. Abbiamo poi delle altezze da rispettare, che sono i 2000 piedi-ground – circa 600 metri – e siamo costantemente localizzati con un transponder. Ci sono infine delle zone uovo dove non è assolutamente consentito entrare, neanche con mezza ala, e sono quelle di competenza degli aeroporti militari e civili, come Orio, Montichiari, Verona e Ghedi ad esempio. Per sorvolare quelle aree è obbligatoria un’autorizzazione ad hoc, viceversa si incorre in pesanti sanzioni, anche penali.
C’è grande passione nel suo racconto.
È così, ma l’aspetto più bello è senz’altro quello umano che si è creato attorno alla nostra associazione. Negli anni si è dato vita ad un gruppo di amici legati dallo stesso amore per il volo. Ciò che fa male è vedere che che nell’ultimo periodo l’apporto è calato drasticamente: le spese sono diventate pesanti per la benzina, così come per l’afgas – il carburante che usano alcuni mezzi e che costa circa 1 euro in più della benzina – e il covid ha fatto sicuramente la propria parte, facendo venire meno l’entusiasmo con cui si faceva gruppo, un discorso che vale in senso lato non solo per il volo. Ma non solo: il problema è legato principalmente al fatto che la politica e la finanza in Italia sono cambiate moltissimo negli ultimi quindici anni. Prima c’era un modo di vivere e di fare completamente diverso. Dal 2005-2008 i problemi economici hanno preso il sopravvento, i bombardamenti in tv sono stati sempre più costanti, e l’instabilità l’ha fatta da padrona. È subentrata una mentalità caratterizzata dalla paura di spostarsi.
Cosa si augura per il futuro?
Un cambio di passo, magari con più serenità, spensieratezza, ritornando a quei valori che ci hanno fatto amare questo hobby fino a trasformarlo in qualcosa di più. Ne abbiamo bisogno.
Grazie
Andrea Valsecchi