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    Borse europee tra alti e bassi

    Borse europee tra alti e bassi
    I mercati finanziari di tutta Europa sono contraddistinti da grande incertezza in questo periodo fortemente condizionato dal problema energetico e da una crisi che diventa sempre più profonda. L’andamento di Wall Street orienta i mercati del vecchio Continente con un andamento altalenante e tanti dubbi all’orizzonte.
    Tra i motivi di preoccupazione vi è l’attesa per le prossime mosse della Banca Centrale Europea. Secondo indiscrezioni, la BCE dovrebbe aumentare i tassi di interesse di 75 punti base, ma a tenere banco tra gli addetti ai lavori sono le dinamiche che la crescita dell’inflazione potrebbe generare, soprattutto se combinata con il previsto rallentamento della crescita economica attesa per i prossimi mesi.
    La guerra accesa dalla Russia e le conseguenti sanzioni imposte al Cremlino, consente a Putin di giocare come il gatto con il topo a proposito delle forniture di gas attraverso il Nord Stream 1, per le quali da Mosca fanno sapere ormai esplicitamente di considerare i tetti europei al prezzo del gas come un ricatto a cui non intendono sottostare.
    Il conflitto, com’era prevedibile, sta passando dai canali mediatici sempre più condizionato dalle conseguenze economiche nonostante le bombe continuino a cadere sul martoriato popolo ucraino.
    Leggermente differente è la situazione negli USA, dove i tecnici dell’ISM, l’indice che misura le performances del settore dei servizi negli Stati Uniti, scommette su una sostanziale tenuta dell’economia reale del Paese che potrebbe essere solo sfiorato da ipotesi di recessione.
    A Piazza Affari l’andamento è frenato dai titoli oil e utility, con rimbalzi positivi per il settore dell’automotive dopo giorni tremendi.
    Pur in calo, il prezzo del gas, cresciuto in un mese di dieci volte, da 36 a 346 euro per megawatt/ora, rappresenta il vero ostacolo contro cui stanno dibattendo i leader europei in cerca di soluzioni per contenere l’emergenza (vedi tetto al prezzo del gas russo), ma che dovrebbero cominciare anche a pensare a scelte strategiche che guardino avanti.
    Discorso diverso per il costo del petrolio che si sta mantenendo in direzione di ribasso, nonostante l’intervento di avvertimento da parte dei Paesi dell’Opec rappresentato dalla decisione di non aumentare il numero di barili giornalieri nel mese di settembre.
    Anche per lo spread non si segnalano grandi scostamenti; l’indice si mantiene intorno ai 235 punti e il rendimento decennale è attestato sotto la soglia del 4%.
    Pietro Broccanello

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