L’ARCH. ALBERTO MEZZANA E IL PROGETTO UMANITARIO IN CONGO DI SFERA
Da architetto nel bresciano, sino a direttore dei lavori di un villaggio umanitario che sta prendendo vita in Congo. Questa è la storia di Alberto Mezzana.
Architetto Mezzana, prima di tutto ci parli un po’ di sé.
Innanzitutto mi presento, sono Alberto Mezzana e nella vita esercito la libera professione come architetto, oltre ad essere docente all’Accademia di Belle Arti di Brescia Santa Giulia, dove tengo diversi corsi accademici nel biennio specialistico di Interior Design.
Come nasce il progetto di accoglienza in Congo?
Sto realizzando con SFERA (acronimo di Sviluppo, fraternità, educazione, responsabilità e accoglienza), associazione Onlus nata nel 2009 presso l’Accademia di Belle Arti di Brescia Santa Giulia e intitolata a Mons. Gennaro Franceschetti su volontà di S.E. Mons. Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica e Consultore della Congregazione per la dottrina della Fede dal 2012, un progetto che consiste nel seguire i lavori per la realizzazione di un villaggio umanitario come volontario in Congo, un Paese estremamente povero dell’Africa Centrale, e precisamente presso la località di Kikwit, una città di circa 500 mila abitanti, sita a 500 km dalla capitale Kinshasa. Un progetto di una grande responsabilità, perché devi trovare soluzioni adeguate per offrire loro una struttura funzionale a basso costo e di rendere gli ambienti piacevoli.
Ci parli del progetto.
Il Congo è davvero ricco di materie prime, ma la classe dirigente cerca di tenere per sé le risorse, lasciando la popolazione in balia di sé stessa e di rudimentali conoscenze, sotto ogni aspetto, soprattutto a livello lavorativo. Noi cerchiamo di formare le persone, soprattutto al lavoro. Nel villaggio umanitario Maison de Paix abbiamo realizzato un convento per le Suore Francescane Angeline che gestiscono in parte il villaggio; successivamente è stata costruita una scuola d’infanzia e completato un centro di formazione con una falegnameria e una sartoria artigianale. Poi è stata la volta di un fabbricato per i volontari, docenti e esperti di settore che da Brescia potranno andare a seguire i lavori e portare loro la propria esperienza. Quello che vogliamo fare è gettare le basi per una società culturalmente preparata.
Qual è stata la sua esperienza sul posto?
Sono stato in Congo per la prima volta nel 2019, in occasione della prima inaugurazione. C’è stata la condivisione di questa realtà con la popolazione residente. L’evento mi ha colpito molto. Ho visto una realtà così diversa dalla nostra e mi sono reso conto dell’importanza di supportare questa iniziativa. Serviva un progettista per seguire la realizzazione di queste opere e da quel momento ho iniziato a seguire i lavori per la realizzazione del fabbricato per la formazione, la falegnameria, la sartoria ed il loggiato. Un secondo viaggio nei primi giorni di luglio 2022 per verificare lo stato di avanzamento dei lavori.
In cosa consiste la formazione delle persone del posto a cui faceva riferimento?
Pian piano sto valorizzando l’impresa edile del posto nel processo costruttivo partendo dallo scavo tutto realizzato a mano, dalle fondazioni, fino alle finiture e realizzazione degli impianti.
I materiali da costruzione, ad esempio, non vengono importati dall’Italia, ma vengono acquistati direttamente in loco, così da sostenere le imprese locali. Poi è interessante vedere come i costi siano davvero diversi rispetto ai nostri, basti pensare che per realizzare circa 700 mq di fabbricati sono stati spesi solo 80mila dollari.
Come è stato possibile seguire i lavori?
In questi due anni ho seguito tutto a distanza causa la pandemia. L’impresario locale, che vanta una squadra di circa 30 addetti, inviava le fotografie e i video ogni giorno e se c’era qualcosa che non andava si faceva un web meeting, con l’impresario e la referente del progetto della Casa della Pace Suor Rachele che fa da interprete dall’italiano al francese. Ci confrontiamo ogni giorno e analizziamo le varie fasi e processi del cantiere.
Ora qual è il prossimo step?
Ultimato il centro di formazione è iniziata la realizzazione del fabbricato adibito all’ accoglienza, con dodici camere e due appartamenti per i dirigenti scolastici. L’edificio può ospitare fino a ventiquattro persone. Verso i primi di ottobre tutto il lavoro sarà completato. Nel frattempo mi avvalgo di una partnership locale per realizzare l’arredamento garantendo un buon standard qualitativo. Successivamente andremo a creare un Istituto Agrario in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore-Campus di PC-CR e di Roma, e in contemporanea realizzeremo degli ambulatori di primo soccorso sostenuti dalla Poliambulanza di Brescia. Ultimato questo passaggio sarà la volta degli alloggi per l’area ludica. Per quanto riguarda l’ intero villaggio umanitario ho previsto il suo completamento nell’arco di un triennio.
Cosa le sta dando tutto questo?
Se oggi il futuro dell’Africa dovesse essere riassunto in una parola, quest’ultima sarebbe, ora più che mai, incertezza. Invece, nella città di Kikwit regna la pace, è una città più integrata, con ricadute notevolmente positive per lo sviluppo umano. Tutto ciò ha permesso a Sfera di procedere in modo spedito e ben coordinato e i risultati lo testimoniano. Per me è un’esperienza davvero unica e indescrivibile! Non vedo l’ora che tutto sia completato.
Andrea Valsecchi