Guerra ed economia: le difficoltà di Mosca
Mentre continua l’avanzata dell’esercito ucraino nel nord-est del Paese, Mosca deve fare i conti non solo con il suo esercito che arretra, o meglio, che fugge, lasciando a Kiev enormi porzioni di territorio precedentemente occupato. Il Cremlino si trova a fare i conti anche con una situazione complicata al suo interno. Una delle idee più in voga presso alcuni simil-intellettuali che hanno affollato i talk show italiani negli ultimi sette mesi, è che non ha senso inviare armi a Kiev e combattere i russi: Putin aveva già vinto. E se sul campo l’evidenza dei fatti è sotto gli occhi di tutti, cosa sta succedendo all’economia russa è meno scontato.
Secondo quanto riportato dal Financial Times, Mosca ha potuto contare su un surplus di 500 miliardi di rubli nei primi sette mesi del 2022, una cifra record raggiunta soprattutto grazie all’impennata dei prezzi energetici che, inevitabilmente, hanno finito per avvantaggiare i grossi esportatori di gas come la Russia. Tuttavia, nell’ultimo mese questo vantaggio è praticamente “evaporato” in quanto ad agosto il Cremlino si è trovato a fare i conti con un grosso deficit, attribuibile, secondo il giornale londinese, a un netto calo dei ricavi provenienti dall’export di gas e petrolio.
Se da un lato è vero che l’Europa, continuando ad acquistare il gas da Mosca, ha contribuito in parte a sostenere l’economia russa mentre cercava di colpire l’aggressore con le sanzioni, dall’altra parte il repentino cambio di direzione nella ricerca delle fonti di approvvigionamento energetico ha portato a un calo importante dei flussi di metano dalla Russia verso l’Ue: secondo la presidente von der Leyen, dal 40% di import siamo passati al 9%.
Anche il ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire, recentemente, in occasione delle riunioni informali di Eurogruppo e Ecofin a Praga, ha ribadito che le sanzioni funzionano, eccome, a tal punto che “la Russia sta fronteggiando una grave recessione, di oltre il 4%, un livello molto alto di inflazione, oltre il 14%, e gravi difficoltà sulle catene di approvvigionamenti”.