Stati Uniti: comitato Senato approva norma per inviare 4,5 miliardi di dollari di armi a Taiwan
Prima la visita della speaker della Camera, Nancy Pelosi, ora aiuti militari per 4 miliardi e mezzo di dollari. Nell’ultimo periodo, la politica statunitense ha fatto importanti passi in avanti nel dimostrare il proprio sostegno alla causa dell’indipendenza di Taiwan. Il comitato per le relazioni con l’estero del Senato statunitense, infatti, ha appena approvato, con 17 voti a favore e 5 contro, una norma che prevede un finanziamento da 4,5 miliardi di dollari in armi destinate a Taipei.
Si tratta del Taiwan Policy Act (TPA) che, oltre a dover essere approvato alla Camera, dovrà fare i conti con le probabili obiezioni della Casa Bianca, preoccupata che una mossa tanto esplicita risvegli l’ira del Dragone cinese. Tale iniziativa ha lo scopo preciso di consentire all’esercito taiwanese di potenziare la propria capacità di deterrenza contro una possibile invasione di Pechino che da sempre considera l’ex Isola di Formosa come parte integrante del territorio continentale cinese.
Tale progetto di legge richiede a Washington di imporre una serie di sanzioni ad alcune banche cinesi in caso lo Studio Ovale decidesse che Pechino sia impegnata in un’escalation aggressiva verso il territorio taiwanese. Inevitabili le reazioni. Secondo quanto riportato dai media ufficiali cinesi, il presidente Xi Jinping, parlando con Putin al meeting di Samarcanda, avrebbe affermato che “nessun Paese al mondo può ergersi a giudice sulla questione di Taiwan, la Cina non tollererà interferenze”.
Pechino ha trovato una facile sponda in Mosca, con il Cremlino che ha criticato il TPA: “Da parte nostra, aderiamo fermamente, in pratica, al principio di una Cina unica, condanniamo le provocazioni degli Stati Uniti e dei suoi satelliti nello Stretto di Taiwan”, ha affermato Putin. La contro-risposta di Taipei non si è fatta attendere. Il ministero degli esteri di Taiwan ha condannato le dichiarazioni russe, affermando che Mosca “definisce coloro che mantengono la pace e lo status quo provocatori, il che dimostra fortemente il danno causato dall’alleanza dei regimi autoritari cinese e russo sulla pace internazionale, la stabilità, la democrazia e la libertà”.