Stretta della Fed e escalation russa, ma le Borse reggono (per ora)
Dopo le notizie dell’imminente stretta della Federal Reserve sul costo del denaro negli Stati Uniti e di un’ulteriore escalation della crisi in Ucraina con la decisione di Putin di mobilitare i riservisti, le Borse europee si sono trovate in rosso nella mattinata di ieri. Ma gli indici sono tornati positivi grazie agli acquisti sul settore dell’energia e delle materie prime, oltre all’interesse per l’industria della difesa, suscitato proprio dalla situazione nell’Est Europa.
I recenti avvenimenti sul fronte finanziario da un lato, e bellico dall’altro, relativi al conflitto tra l’Occidente e la Russia, hanno portato nella mattinata di ieri le Borse europee su indici negativi, salvo poi risollevarsi nel corso della giornata e chiudere (in certi casi) perfino in positivo.
Dopo la mossa a sorpresa della Banca centrale svedese di aumentare il costo del denaro di 100 punti base, tradottasi con una sessione negativa dei mercati finanziari con vendite sull’azionario e anche sui titoli di Stato, le reazioni si sono scatenate da una parte all’altra dell’Atlantico.
Ci si aspetta infatti una stretta imminente della Banca centrale americana sul costo del denaro negli USA. Con buona probabilità si prevede un rialzo (il terzo consecutivo) di Powell di 75 punti base visto che le scommesse su un approccio meno aggressivo da parte dell’istituto sono svanite dopo i recenti dati di agosto sull’inflazione americana. C’è addirittura chi ipotizza un possibile rialzo di 100 punti, anche se per il momento si tratta solo di suggestioni.
Oggi è inoltre prevista una misura analoga della Banca d’Inghilterra, determinata anch’essa a combattere la pesante inflazione del Regno Unito, che è arrivata fino al 9,4%.
Anche dall’altra parte del mondo, la Banca del Giappone terrà il suo comitato monetario, anche se l’inflazione nipponica è tenuta ancora abbastanza sotto controllo al 2,8%.
Come detto tuttavia nel corso della giornata di ieri le principali Borse (compresa Wall Street) sono riuscite a rialzare gli indici, grazie all’incremento degli acquisti sul settore energia e delle materie prime.
Hanno chiuso in positivo anche Francoforte, Parigi e Piazza Affari, dove Leonardo e i petroliferi hanno trainato gli indici. Il dollaro però nel frattempo ha raggiunto un massimo pluriennale e anche i costi di gas e petrolio sono nuovamente saliti. La Borsa di Mosca invece ha perso oltre il 4% nell’indice Rts.
Nel frattempo ulteriori notizie negative giungono dall’Est europeo, dove il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato una “mobilitazione parziale” dei russi di età idonea alle attività belliche, in particolare i riservisti che hanno gia’ prestato servizio e che hanno esperienza rilevante. “La Russia è pronta a usare tutti i mezzi di difesa, compreso il nucleare, per difendersi”, ha annunciato il leader russo in televisione, dopo aver accusato l’Occidente di voler “distruggere” la Russia.
Un fatto che rischia in maniera preoccupante di alzare, ancora una volta, l’escalation rispetto al conflitto in Ucraina e di intensificare ulteriormente le tensioni internazionali.
Pietro Broccanello