Credit Suisse e il piano per uscire da 3 anni di scandali
In occasione della pubblicazione della prossima trimestrale, la banca d’investimento svizzera presenterà un piano strategico con tagli e dismissioni nel tentativo di uscire da 3 anni di scandali di spionaggio aziendale. Per fronteggiare i problemi e le numerose perdite degli ultimi anni, il colosso svizzero dividerà in tre la sua banca e istituirà una “bad bank” per le attività a rischio.
Negli ultimi anni il colosso svizzero del credito Credit Suisse si è visto al centro di un pesante scandalo di spionaggio aziendale che l’ha visto navigare in acque per niente buone.
A causa dello scandalo infatti la banca d’oltralpe ha dovuto fronteggiare la chiusura di fondi d’investimento, una perdita commerciale da record e innumerevoli cause legali.
Per far fronte alla situazione, quest’estate il presidente della banca Axel Lehmann ha nominato Ulrich Körner come amministratore delegato, con il compito di dare una svolta radicale all’assetto dell’istituto di credito al fine di risollevarne le sorti.
Stando a quanto riportato dal Financial Times, sulla base delle proposte presentate al consiglio di amministrazione del gruppo, questa scossa radicale arriverà in occasione della diffusione dei dati del terzo trimestre 2022, il prossimo 27 ottobre.
Con buona probabilità in quest’occasione il consiglio di amministrazione e il team esecutivo di Credit Suisse espliciteranno il piano che stanno elaborando per far riemergere il colosso bancario dal baratro.
Si prevede che saranno inclusi, innanzitutto, tagli sostanziali sul personale per migliaia di posti di lavoro e numerose dismissioni per diverse cariche.
Credit Suisse cercherà poi di vendere unità redditizie come la propria attività di prodotti cartolarizzati (cioè finalizzati alla creazione di titoli negoziabili), nel tentativo di evitare una dannosa raccolta di capitale.
Le ultime proposte prese in considerazione vedrebbero inoltre la banca d’investimento scorporata in tre parti distinte, in modo da “separare la zizzania dal grano” e lasciarsi alle spalle gli ultimi anni passati. La volontà è infatti quella di costituire una “bad bank”, cioè una banca che riceve beni svantaggiosi e che hanno perso il loro valore, insieme prestiti dannosi che difficilmente verranno saldati, in cui far confluire gli asset “avariati” dell’istituto.
A questo punto il colosso svizzero sarebbe così suddiviso: l’attività di consulenza del gruppo, che potrebbe essere scorporata in un secondo momento; una «bad bank» con in mano attività ad alto rischio che verrebbero poi liquidate; infine il resto delle attività.
A far pensare ad uno scorporo della società è stata anche la recente suggestione, durante una riunione tra i direttori del Credit Suisse Michael Klein e Blythe Masters, per cui la società potrebbe offrire ai banchieri d’investimento una partecipazione azionaria nell’attività.
Ma, trattandosi per ora solo di ipotesi, staremo a vedere quel che succederà verso la fine del prossimo mese.
Pietro Broccanello