Russia: gli effetti della mobilitazione parziale
Per il momento, l’effetto più evidente e immediato della mobilitazione parziale lanciata da Putin sono le proteste in piazza e le fughe in aereo. Pare che siano circa 300.000 i riservisti eleggibili per essere mandati al fronte ma l’annuncio non è stato accolto con entusiasmo. Qualche minuto dopo le parole di Putin, i voli da Mosca verso Georgia, Armenia e Turchia sono andati esauriti in pochissimo tempo. Nel giro di qualche ora, i voli per Azerbaigian, Kazakistan, Uzbekistan e Kirghizistan non erano visualizzabili sul popolare sito web Aviasales.
Nel frattempo, una gran folla è scesa nelle piazze di tutta la Russia per protestare contro la decisione del Cremlino. Il copione ormai è conosciuto: alle manifestazioni spontanee sono seguite ondate di arresti da parte delle forze dell’ordine. Secondo OVD-Info, gruppo russo per i diritti umani, sarebbero state fermate oltre 1.300 persone, soprattutto nella capitale e a San Pietroburgo, anche se è difficile fare una conta precisa del fenomeno. Tra le persone prese in custodia ci sarebbero anche nove giornalisti e oltre trenta minori. In base alle leggi russe vigenti, le manifestazioni non autorizzate sono illegali e si rischiano diversi anni di carcere.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ribadito che tale mobilitazione è dovuta al fatto che la Russia si trova di fronte “al blocco NATO con tutte le sue capacità logistiche”. Resta da capire se ci sarà un provvedimento simile sul fronte economico. Nel frattempo, continua la ‘propaganda nucleare’. In un’intervista a Ria Novosti ripresa da Askanews, Vladimir Degtyar, direttore generale dell’azienda Makeev, società che si occupa di progettazione missilistica, ha definito il missile intercontinentale Sarmat come “Satan al quadrato”, cioè molto più potente del suo predecessore in quanto l’equipaggiamento del Sarmat includerebbe “diverse dozzine di tipi di carico utile, che gli consentono di svolgere i suoi compiti praticamente in qualsiasi parte del mondo”.