Anticipato a novembre l’aumento delle pensioni
In corrispondenza dell’attuale aumento dell’inflazione, sono state anticipate da gennaio 2023 a novembre 2022 le misure previste dall’articolo 21 del Decreto legge 115/2022, che dispongono un aumento sugli assegni pensionistici. Tuttavia il provvedimento non coinvolge tutte le pensioni allo stesso modo, e in alcuni casi il ritocco sarà minimo.
La recente impennata dell’inflazione, in Italia come in tutto il mondo, a causa dei nefasti avvenimenti degli ultimi mesi tra la crisi in Ucraina, il rincaro energetico e via dicendo, ha portato il governo ad anticipare alcune delle misure economiche previste a sussidio di famiglie e lavoratori.
Tra queste è stato deciso di anticipare al prossimo novembre l’aumento degli assegni pensionistici, inizialmente previsto per gennaio 2023 e oggetto dell’articolo 21 del Dl 115/2022. L’articolo dispone però misure non uguali in tutti i casi e applicabili secondo certi criteri, attraverso due diversi interventi con regole differenti.
Il primo intervento consiste appunto nell’anticipo del conguaglio della perequazione, ovvero l’adeguamento all’inflazione, relativa al 2021. Visto che a gennaio scorso gli assegni sono stati rivalutati utilizzando il valore di riferimento pari a +1,7%, ma che il valore definitivo dell’inflazione del 2021 è poi risultato essere pari a 1,9%, deve essere erogato lo 0,2% in più riferito a tutte le mensilità dell’anno scorso. Operazione che come detto verrà anticipata a novembre.
Non si tratta ovviamente di aumenti stratosferici, ma chiaramente dipende dall’ammontare della pensione. Inoltre, dato che le regole della perequazione dispongono il riconoscimento pieno dell’inflazione solo per gli assegni di importo fino a quattro volte il trattamento minimo, per le fasce superiori l’adeguamento sarà parziale (il 90% dello 0,2 e poi il 75%).
Chi poi riceve un trattamento pensionistico mensile sotto i 2.692 euro lordi, corrispondente a poco meno di 35mila euro su base annua, beneficerà di un aumento fino al 2% della pensione nei mesi da ottobre a dicembre, più la tredicesima.
Tuttavia le differenze nel merito di ciascun trattamento pensionistico sono un po’ più sottili, perché il Decreto legge stabilisce che l’aumento del 2% sia calcolato secondo le medesime modalità utilizzate per la perequazione.
Ciò significa in sostanza che l’aumento sarà riconosciuto pienamente per la fascia di importo fino a 4 volte il trattamento minimo (2.062 euro se si usa il minimo del 2021 oppure fino a 2.097 con il minimo del 2022), mentre per la fascia tra 4 e 5 volte il minimo l’aumento sarà dell’1,8% e per quella ulteriore dell’1,5%. Si tratta di aumenti abbastanza irrilevanti anche se comunque di aumenti. A gennaio la rivalutazione avverrà di nuovo secondo le regole ordinarie e sulla base degli importi originari, non quelli aumentati.
Infine in fase di conversione in legge è stato disposto l’aumento della soglia di impignorabilità delle somme corrisposte a titolo di pensione, che passa con effetto immediato da 1,5 a 2 volte l’assegno sociale, con un minimo di mille euro.
Pietro Broccanello