La russa Memorial tra i vincitori del Nobel per la Pace
Memorial è uno dei tre vincitori del premio Nobel per la Pace 2022. Si tratta di una organizzazione russa non commerciale e non governativa nata nel 1987 che studia le repressioni politiche avvenute in Unione Sovietica ma anche quelle che avvengono nell’odierna Russia, al fine di promuovere “la riabilitazione morale e legale delle persone soggette” a tali repressioni. Un premio che ha condiviso con il bielorusso Ales Bialiatski, personaggio che da decenni lotta per i diritti umani nel suo Paese e che attualmente si trova in prigione, assieme all’organizzazione ucraina Center for Civil Liberties.
Memorial è stata anche protagonista di una importante mostra al Meeting di Rimini quest’anno dal titolo esplicativo “Uomini nonostante tutto”, dove, tramite le lettere che i padri mandavano dai lager e gli oggetti esposti delle madri nei ‘campi di lavoro’, è stata raccontata la tragedia dell’internamento di un popolo (quello russo) ad opera del regime comunista sovietico.
L’anno scorso il premio Nobel per la Pace fu assegnato a Dmitry Muratov, direttore della Novaya Gazeta e l’ironia della storia vuole che il riconoscimento di quest’anno non solo sia stato attribuito a un’altra realtà russa come Memorial ma che ciò sia avvenuto nel giorno del settantesimo compleanno di Putin, che dall’invasione dell’Ucraina (e forse anche prima) ha dimostrato una certa nostalgia verso la grandeur passata dell’URSS e di tutto ciò che ha rappresentato.
Memorial è diventata pericolosa nella Russia moderna così come lo era nell’Unione Sovietica che si stava disfacendo, proprio perché è nata con l’obiettivo di assicurare che le vittime del regime comunista non venissero dimenticate, fondando la propria azione “sull’idea che affrontare i crimini del passati sia essenziale per prevenirne di nuovi” come si legge nelle motivazioni dell’accademia norvegese. Una memoria fondata sulla verità che è tanto invisa anche al regime di Putin.