Ermanno Manenti, dal trapianto alla medaglia d’oro in sella alla sua bici
Le storie di successo che amiamo raccontare su L’Informatore restano il più delle volte circoscritte nel perimetro imprenditoriale. Ma non sempre. Non oggi. Oggi vogliamo raccontare un successo della Vita, presa di petto, ed affrontata sino al superamento di uno degli ostacoli più temuti dall’uomo: la salute. Quando in ballo c’è la salute anche i più forti e coraggiosi vacillano, tentennano, e magari cadono. Ma non è questo il caso di Ermanno Manenti, 61 anni, manerbiese, che dal trapianto del fegato è arrivato sino alla medaglia d’oro dei Mondiali per trapiantati. E ancora oggi non è intenzionato a fermarsi.
Ermanno, raccontaci un po’ di te.
Mi chiamo Ermanno Manenti e sono nato a Manerbio 61 anni fa. Da sempre sono appassionato di ciclismo, che nella mia famiglia è pressoché una tradizione. Ho partecipato anche ad alcune gare nelle sezioni allievi e juniores, ma a causa degli impegni lavorativi non sono mai andato oltre. Poi la mia vita è cambiata con il servizio militare, dove ho scoperto di avere un’epatite B, che non si era mai manifestata. L’infezione si è poi risolta, ma nel 1994, a seguito di una frattura, mi hanno riscontrato altri problemi al fegato, piuttosto strani per uno come me che non ha mai fumato né bevuto. L’epatite era diventata cronica, e mi hanno presto comunicato che le uniche prospettive per il superamento erano legate al trapianto di fegato.
Immagino sia stato un lungo percorso. È così?
Decisamente. Sono stato seguito dall’Ospedale di Manerbio, che collaborava con il nosocomio di Pisa, e una volta inserito in lista d’attesa non ho potuto fare altro che aspettare una chiamata. Ed è così che sono stato operato a Pisa nel gennaio 2007. La sensazione è stata molto strana, perché sono stato chiamato in una tarda serata e sono dovuto subito correre a Pisa, non c’era tempo da perdere e continuavano a chiamarmi dall’ospedale anche durante il tragitto per sapere dove fossi. L’operazione è andata a buon fine e dopo alcuni giorni di terapia intensiva è iniziata la riabilitazione.
Tutto questo però non ti ha fatto abbandonare la tua passione, il ciclismo. Com’è stato rimettersi in sella alla bicicletta?
Ci è voluto un po’ di tempo, poi ho ripreso a poco a poco. La passione era troppo grande per tenermi lontano dalla bicicletta, anche se comunque negli ultimi anni rimaneva un semplice hobby. In quegli anni, però, nell’avvicinarmi all’ANED (Associazione Nazionale Emodializzati ndr) ho riscoperto un mondo. L’ANED rappresenta infatti la nazionale italiana nei giochi per trapiantati, e con loro ho avuto l’opportunità, nel 2009, dopo soli due anni dal trapianto, di partecipare, a Novara, alla mia prima gara valida per il Campionato italiano. L’esperienza è stata davvero bella, e dopo tre mesi ho deciso di partecipare ai Mondiali che si sarebbero tenuti in Australia. Che dire, sono riuscito a vincere la medaglia d’oro!
Caspita, una bella rivincita. Qual è stata la sensazione?
È stata una cosa inaspettata, soprattutto dopo anni che non facevo più attività e dopo tutto quello che avevo dovuto subire. La soddisfazione è stata enorme, soprattuto perché mi reputo una persona con i piedi per terra: bisogna essere consapevoli del proprio fisico e bisogna accettare i propri limiti. Per questo mai avrei pensato di riuscire nell’impresa, anche perché ero consapevole di non essere al massimo della forma.
Ma quello australiano non è stato un caso isolato.
Questa è la cosa ancor più gratificante. Nel 2015 ho partecipato ai Mondiali in Argentina, ed ho vinto il mio secondo oro. In quell’occasione, fra l’altro, mi era stata regalata la maglia del Campionato, e tramite AIDO l’abbiamo consegnata a Papa Francesco – anche lui argentino – che ci ha ricevuti in Vaticano. Due anni dopo, nel 2017, ho vinto a Malaga un’altra medaglia d’oro in linea e un bronzo a cronometro, e nel 2018 ho conquistato il mio primo Campionato europeo, che in quell’occasione si era disputato a Cagliari, con un oro in linea e un argento a cronometro. Successivamente, nel 2019, ho ottenuto due bronzi ai giochi di Newcastle. Negli anni della pandemia, purtroppo, abbiamo dovuto fermarci, ma quest’anno sono tornato in sella alla bicicletta e ho partecipato ai Campionati di Oxford, dove ho fatto doppietta, vincendo per la prima volta due ori.
Cosa ti aspetta in futuro?
Il prossimo anno sarà una sorta di ritorno alle origini, là dove tutto ha avuto inizio. Il 12 aprile 2023 infatti, tornerò in Australia, per partecipare ai Mondiali che si svolgeranno a Perth. In questi mesi proseguirò gli allenamenti, che spesso mi portano anche a partecipare a gare amatoriali, anche contro persone non trapiantate ovviamente. Sono occasioni spesso più difficili, ma qualche volta sono riuscito ugualmente a vincere.
Oltre a questo non verrà mai meno neppure il mio impegno nel sociale. Nel 2019 abbiamo ricostituito la sezione AIDO (Associazione italiana per la donazione di organi ndr) di Manerbio, della quale sono il Presidente, ed in collaborazione con la sezione locale dell’AVIS – di cui sono consigliere – organizziamo eventi e conferenze di promozione di stili di vita sani, che coinvolgono anche le scuole della zona. Sono attività importanti, fondamentali per promuovere non tanto le nostre realtà, quanto l’importante messaggio che sta alla base dell’associazione, e creare la giusta sensibilità anche nei confronti dei più giovani.
Andrea Valsecchi