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    Monte dei Paschi di Siena, aumento da 2,5 miliardi

    Monte dei Paschi di Siena, aumento da 2,5 miliardi
    Ieri è arrivata l’approvazione definitiva per l’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro di Banca Monte dei Paschi di Siena. Dopo settimane di incertezza e di caccia agli investitori, il cda della banca amministrata da Luigi Lovaglio ha approvato la nuova manovra di rafforzamento prima dell’apertura dei mercati, unitamente alle necessarie integrazioni al prospetto da inviare alla Consob, l’indicazione degli impegni vincolanti e i dettagli sull’emissione che partirà il 17 ottobre.
    I 2,5 miliardi di euro di aumento di capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena sono “totalmente garantiti”. Lo ha annunciato la banca in una nota spiegando le condizioni per l’avvio della ricapitalizzazione. In particolare sono stati stipulati contratti di garanzia per un valore massimo di circa 900 milioni di euro, di cui 807 milioni di euro con un consorzio di banche, 50 milioni di euro con Algebris e 37 milioni di euro con investitori e fondi privati. Lo Stato investirà oltre 1,6 miliardi di euro secondo la sua quota di principale azionista con il 64% del capitale.
    Il prezzo di sottoscrizione delle azioni di MPS emesse nell’ambito dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi è stato fissato a 2 euro, con uno sconto del 7,79% rispetto al prezzo teorico. Per gli azionisti della banca ci sarà la possibilità di sottoscrivere 374 nuove azioni per ogni 3 azioni possedute.
    L’aumento di capitale inizierà lunedì prossimo 17 ottobre e terminerà il 3 novembre.
    La prudenza degli ultimi giorni è dovuta all’incertezza di alcune banche di seconda fila, tra cui figurano Banco Santander, Barclays, Société Générale e Stifel Europe Bank, che si aggiungono ai global lead coordinator BofA, Citigroup, Credit Suisse e Mediobanca. Questi istituti richiedevano la certezza formale riguardo gli impegni vincolanti degli investitori privati che il management di MPS aveva raccolto in modo informale o non vincolante in queste settimane. Atteggiamento che nelle ultime ore ha suscitato anche timori sulla possibile rottura interna del consorzio su una eventuale revisione al ribasso della cifra definitiva dell’aumento.
    La conversione da parte del consorzio del contratto di pre-underwriting in un contratto di garanzia era infatti un passaggio essenziale per la riuscita dell’operazione. Visti i tempi che corrono, tra un conflitto in corso, l’inflazione alle stelle e quant’altro, verosimilmente il consorzio di garanzia sarà chiamato a intervenire fin dal principio del rafforzamento, coprendo la sottoscrizione dell’inoptato.
    L’elenco dei nuovi investitori è molto lungo. Dei 2,5 miliardi di euro in gioco, come detto 1,6 miliardi di euro arriveranno direttamente dal Tesoro in quanto azionista di maggioranza. L’interesse principale degli osservatori è riversato sui restanti 900 milioni di euro. Di questi, circa 500 milioni saranno coperti inizialmente da investitori italiani e internazionali. A seguire sono emersi i nomi di vari imprenditori italiani e stranieri, le Casse previdenziali sondate dal Tesoro e i fondi di investimento domestici e internazionali, che però potrebbero entrare in corso di aumento.
    A distanza di cinque anni dal precedente aumento, costato 8,2 miliardi di euro di cui 5,4 miliardi messi dal Tesoro, Banca Monte dei Paschi si ripresenta così al mercato per chiedere altro denaro fresco. Questa volta, circa 8-900 milioni andranno a finanziare gli oltre 4mila esuberi volontari già firmati, come preannunciato dal ceo Luigi Lovaglio. Il resto servirà a puntellare invece il capitale, su cui pesa uno shortfall evidenziato dalla Banca Centrale Europea.
    Pietro Broccanello

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