Le prime mosse del nuovo governo
Una delle principali priorità del nuovo governo Meloni sarà senza dubbio il mercato del lavoro. Dopo gli ultimi dati Unioncamere-Anpal sulle nuove assunzioni nelle imprese, insieme a quelli di Inps e Istat sull’aumento della disoccupazione, si è accesa una spia rossa che occuperà almeno i primi 100 giorni del nuovo governo, che si sta già mettendo all’opera. Con due obiettivi primari: ridurre gli ostacoli che penalizzano le imprese e favorire le occasioni di lavoro, specie tra i disoccupati.
Gli ultimi dati raccolti da Unioncamere-Anpal sul mercato del lavoro gettano previsioni preoccupanti delle imprese sui nuovi posti di lavoro e sulle nuove assunzioni, per giunta in settori fondamentali per il Paese quali la manifattura, dove il calo generale è addirittura a doppia cifra.
L’allerta fa seguito alla spia rossa già accesa nei giorni scorsi da Inps e Istat, che metteva in risalto l’ampio ricorso alla Cigs e il calo dell’occupazione. Ecco perché il lavoro sarà una priorità durante i primi 100 giorni del nuovo governo Meloni, come confermato pubblicamente da esponenti di Fdi, Lega e Fi.
Mano ai numeri, secondo il bollettino Excelsior gli ingressi lavorativi tra ottobre e dicembre sono stati poco più di 1,2 milioni, cioè più del 10% in meno rispetto ai corrispondenti ultimi tre mesi del 2021. Le aziende manifatturiere prevedono un -28% di ingressi rispetto all’anno scorso e nel trimestre ottobre-dicembre il -26,5%.
Si tratta di dati chiaramente allarmanti e coerenti con il quadro rilevato dai principali osservatori del settore, perché, come ha ricordato l’INPS nelle scorse settimane, nei primi otto mesi dell’anno, da gennaio ad agosto, si è registrato un totale di oltre 400 milioni di ore di ammortizzatori sociali autorizzate, per oltre 314 mila lavoratori, mentre la Cigs è in crescita costante. Naturalmente va aggiunto anche il forte impatto della guerra in Ucraina e la conseguente crisi economica, che stanno ampiamente impattando un mercato del lavoro che, dopo il Covid, si stava lentamente riprendendo nei primi mesi del 2022.
Una delle prime misure annunciate dalla maggioranza di centrodestra, in attesa della costituzione del governo, è la ristrutturazione del reddito di cittadinanza in modo che sia sempre e meglio legato alle politiche attive, l’elemento che ad oggi non sta funzionando. Secondo quanto si dice, la misura rimarrà invariata nel suo obiettivo di lotta alla povertà. Cambieranno invece i criteri per stabilire chi è “occupabile”: tra le ipotesi allo studio una condizionalità più stringente per rimettere in moto la ricerca attiva del lavoro.
Un ruolo centrale tornerà presumibilmente ad essere quello dei comuni, responsabili del corretto indirizzamento e della giusta applicazione della misura. Il “restyling” del Rdc avrà anche lo scopo di recuperare diverse risorse da destinare ad altri interventi. Se infatti è costato quasi 23 miliardi di euro dalla sua nascita e finora sono già stati messi in conto più di 30 miliardi da qui al 2029, nel breve periodo la dote potrebbe essere ridotta di parecchio, almeno di un terzo del totale se non di più.
Tra gli altri argomenti molto “caldi” sul tavolo del nuovo governo ci sono anche le modifiche al decreto Trasparenza, nel senso di un intervento correttivo e che semplifichi le cose; è destinato a riaprirsi anche il cantiere Cig, e verranno sicuramente trattati al più presto anche il taglio del cuneo fiscale, la riforma Orlando e il decreto Dignità, al fine di allentare le rigidità finora imposte alle imprese e rilanciare il mercato del lavoro con l’aumento delle possibilità di assunzione.
Pietro Broccanello