Energia: previsioni per agosto 2023 sotto la media storica
Con l’assenza di forniture di gas russo e la netta riduzione della domanda, la questione della crisi energetica rischia di diventare ancora più problematica di quanto già non sia. Una contrazione dei consumi del 7% consentirebbe di raggiungere infatti solo l’obiettivo di garantire il fabbisogno per questo inverno, determinando però un livello delle riserve al 50% alla fine del prossimo agosto, un quantitativo ben al di sotto della media storica. L’Italia continua a essere uno dei Paesi che più soffre della crisi, tra urgenze del presente e incognite per il futuro.
Nonostante l’aumento delle fonti di energia rinnovabile, l’Italia è infatti tra i Paesi più vulnerabili rispetto alla crisi energetica in corso (che sta raggiungendo livelli d’importanza storica) soprattutto per la predominanza del gas tra le fonti energetiche.
Le incognite per il futuro non sono inferiori alle difficoltà del presente, come evidenzia il report “La crisi del gas tra presente e futuro: il ruolo della riduzione della domanda persuperare possibili shock ”, realizzato nell’ambito del progetto di ricerca Monitor Fase 4 dalla collaborazione tra Area Studi Legacoop e Prometeia.
Come già sappiamo si prospetta un inverno molto rigido, ed è facile immaginare un aumento della domanda di consumo per il riscaldamento, o di un’ulteriore crisi dell’offerta. Ma lo stop totale delle forniture di gas russo o la riduzione da altri fornitori richiederebbero significativi prelievi dagli stoccaggi. E si sa che maggiore è il prelievo durante l’attuale anno termico, peggiore è la preparazione per il prossimo.
Occorre quindi programmare una riduzione della domanda, che senza il gas russo sarebbe necessaria per garantire il fabbisogno per l’inverno 22-23 e garantire al contempo una sufficiente quantità di gas negli stoccaggi.
Dal report menzionato risulta infatti che se la domanda non dovesse diminuire, la capacità di stoccaggio dal 1°novembre 2022 al 31 agosto 2023 calerebbe drasticamente,raggiungendo il livello della riserva strategica (25%). Una contrazione dei consumi del 7%, che è quella più verosimile, consentirebbe solo di passare indenni i prossimi mesi, determinando comunque un livello delle riserve al 50% alla fine del prossimo agosto, che è sempre al di sotto della media storica.
Lo scenario migliore pensabile (salvo ulteriori imprevisti che, di questi tempi, sono tutt’altro che esclusi) sarebbe quello di raggiungere una riduzione della domanda del 15%, che è quanto è stato auspicato dalla Commissione Europea a luglio e programmato dal governo italiano a settembre. In tal modo si potrebbe preservare un riempimento degli stoccaggi dell’80% ad agosto 2023. Ma, come detto, bisogna tenere conto delle diverse variabili reali che incideranno da adesso in poi.
Il governo italiano ha appunto programmato una tale riduzione (corrispondente a più di 8 miliardi di metri cubi) nel periodo agosto 2022-marzo 2023 rispetto al consumo medio dello stesso periodo nell’ultimo quinquennio, escludendo dal piano risparmi il settore industriale. L’obiettivo imposto dal governo è difficile, ma non per forza irraggiungibile, considerando che già nel periodo agosto-settembre di quest’anno la contrazione della domanda è stata di quasi un miliardo di metri cubi di gas rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Certo i rischi rimangono elevati, con un inverno più rigido della media e alcuni approvvigionamenti alternativi non realizzati, senza considerare i possibili sviluppi politico-economici e le strategie messe in atto a livello europeo.
Pietro Broccanello