Dalle pensioni al bonus donne: i dossier previdenza del nuovo governo
La corsa contro il tempo del nuovo governo per il varo e l’approvazione della manovra di Bilancio (entro la fine dell’anno), insieme alla ricerca immediata di soluzioni contro la crisi energetica, impongono per forza di cose il ricorso a un numero limitato di misure previdenziali, che si baseranno principalmente sul prolungamento di quelle già esistenti. Ma ciò non toglie che siano anch’esse una priorità: si prevede un piano triennale di interventi che riguarderanno pensioni, sconti contributivi per le lavoratrici madri e bonus donne, insieme alle altre misure previdenziali.
Il nuovo governo, ancora in attesa di formare l’assetto definitivo e di ricevere la nomina ufficiale, è già al lavoro su vari fronti (praticamente dal primo giorno post elezioni). Tra le priorità necessariamente più incombenti ci sono le misure per arginare la crisi energetica e i tempi ristrettissimi per varare e farsi approvare la manovra di Bilancio, inderogabilmente entro la fine di quest’anno.
Ma il nuovo governo di centrodestra è già all’opera su quasi tutti i fronti, dove una fetta importante è costituita dal mantenimento e dalla rielaborazione delle misure previdenziali. Per i motivi suddetti, che impongono una scarsa disponibilità di tempo e risorse, i dossier-previdenza subiranno difficilmente grandi “stravolgimenti” nel breve periodo, e si baseranno prevalentemente sul prolungamento degli strumenti già in essere, quali Opzione Donna e Ape sociale.
Questo non significa che il governo non abbia già idee e programmi a riguardo. Per il dopo Quota 102, infatti, il governo potrebbe ricorrere a un intervento in due tempi e ad un piano pluriennale (tendenzialmente triennale), in cui rientrerebbero anche il ricalcolo contributivo di almeno una fetta dei trattamenti più ricchi, gli sconti contributivi per le lavoratrici madri e un ampliamento del pubblico dei lavoratori impegnati in attività considerate usuranti.
Un tema fondamentale è poi quello delle pensioni, molto discusso già durante la campagna elettorale. Anche qui il governo dovrebbe ricorrere a un piano pluriennale, basandosi innanzitutto sui programmi dei singoli partiti che compongono la maggioranza (anche se ad ora questi non sembrano in perfetta sintonia su tutti i punti), ma valutando anche altre soluzioni.
L’obiettivo principale degli interventi, ad ogni modo, sarà verosimilmente quello di evitare il ritorno alla legge Fornero in versione integrale con nuove “quote” e di aumentare gli assegni pensionistici più bassi (come promesso in campagna elettorale). Ma non solo: si vuole infatti andare verso una revisione del meccanismo di calcolo delle cosiddette “pensioni d’oro”, questione annosa che è anche uno dei cavalli di battaglia di Giorgia Meloni.
La stessa leader di Fdi durante le ultime legislature aveva infatti presentato alla Camera una sua proposta di legge per fare scattare una stretta di fatto sugli assegni superiori a 5mila euro lordi al mese, prevedendo il ricalcolo integrale con il metodo contributivo. E il programma presentato da FdI alle ultime elezioni conferma che la Meloni non è affatto intenzionata a demordere visto che al suo interno è chiaramente indicato il ricalcolo, oltre un’elevata soglia, delle “pensioni d’oro” che non corrispondono a contributi effettivamente versati. Per questo non è escluso che una misura di questo tipo possa essere messa in cantiere già per il prossimo anno.
Si lavora poi, come detto, verso l’aumento di bonus previdenziali per le lavoratrici madri a seconda del numero di figli, insieme alla ridefinizione più estesa della platea dei lavori usuranti. Un altro tra i principali obiettivi del centrodestra è quello di rendere fisso e strutturale Opzione donna, cioè la possibilità d’uscita dall’impiego per le lavoratrici a 58 anni d’età e a 35 anni di versamenti, ma con il ricalcolo contributivo dell’assegno. Una misura permanente, dunque, e non da prorogare di anno in anno come è stato finora.
Pietro Broccanello