sabato, Novembre 23, 2024
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    Continua emergenza Covid in Cina: blocco spedizioni e produzione

    Continua emergenza Covid in Cina: blocco spedizioni e produzione
    Il boom dei casi Covid in Cina, nella nuova ondata che ha ormai assunto dimensioni superiori a tutte le ondate precedenti, sta portando disagi sempre maggiori ai commerci e alla produzione. Molte spedizioni di container sono già state cancellate in grandi centri commerciali come Shanghai e Shenzhen, mentre l’aumento esponenziale dei contagiati sta creando problemi critici al sistema produttivo. Dopo il Capodanno cinese (che cade il 22 gennaio) ci si aspetta volumi bassi, in una situazione che si fa sempre più stagnante ed emergenziale.
    La tempesta di nuovi contagi, soprattutto nella variante omicron, che si è riversata (un’altra volta) sulla Cina sta portando a una situazione allarmante sia dal punto di vista sanitario che da quello economico. Con la rimozione delle misure anti-Covid, a seguito delle numerose proteste degli ultimi mesi, il Paese si è ritrovato ad affrontare un’ondata di contagi mai vista prima d’ora, e superiore anche ai numeri conosciuti durante le prime fasi di diffusione del virus. La cifra ufficiale di 5.267 morti dall’inizio della pandemia non corrisponde certamente alla realtà, tanto più che il governo ha annunciato  che entro il 31 marzo 2023 prevede di finanziare il 60% delle cure.
    Ad aggravare una situazione già drammatica si aggiungono le migrazioni per il Capodanno cinese, che cade il prossimo 22 gennaio ma che prevede grandi mobilitazioni durante l’arco di tutto il mese. Per la prima volta in tre anni non ci saranno restrizioni agli spostamenti, con il rischio che i focolai si allarghino ancor più a macchia d’olio raggiungendo anche le aree più remote del Paese.
    Per tale occasione le frontiere sono state riaperte (l’ultima è stata quella di Hong Kong) e questo aumenta esponenzialmente il rischio di contagio per la popolazione, soprattutto considerando che appena il 57,9% degli adulti ha un booster e sotto gli ottant’anni solo il 42,3% è vaccinato.
    La situazione d’emergenza si sta intensificando non solo a livello sanitario ma anche economico, producendo un forte blocco sui commerci e sulla produzione nelle fabbriche. Le merci nei porti non arrivano o rimangono bloccate perché le fabbriche decimate dal Covid rallentano la produzione e gli ordini restano inevasi. Molte spedizioni sono già state infatti cancellate in centri come Shanghai e Shenzhen. Si sta delineando così una situazione anche peggiore di quella della primavera scorsa, con inevitabili ripercussioni a livello di commercio globale e sulle scorte, che sta creando un’inversione di tendenza sul traffico dei container e sui costi dei noli. Anche le fabbriche stentano a mantenere regimi di produzione regolari a causa dei molti lavoratori costretti a rimanere a casa per il contagio.
    Dopo il Capodanno lunare si prevedono volumi di traffico bassi con prenotazioni nel migliore dei casi posticipate nella seconda metà di gennaio se non all’inizio di febbraio. E mentre il calo di ordini dagli Stati Uniti ha già raggiunto il -40%, molte preoccupazioni coinvolgono i produttori e gli investitori di tutto il mondo considerando che il blocco riguarda anche alcune tra le città leader per container al mondo (ad esempio Shenzhen, sede dei produttori che forniscono Apple).
    Se da un lato i dati di WarehouseQuote che garantisce il deposito merci mostrano, per ora, che le scorte sono ancora ai massimi storici, e il governo cinese continua a far leva sulla resilienza che le ha permesso di salvare in extremis il bilancio del 2022, ci si chiede fino a quando questa situazione in bilico possa reggere prima di crollare.
    Pietro Broccanello

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