Inflazione in calo a gennaio
Le stime preliminari di Eurostat e Istat denotano un’inflazione in calo nel primo mese del 2023, all’8,5% in Europa e al 10,1% in Italia (livello che non si registrava da settembre 1984). Flessione determinata dall’inversione di tendenza su base annua di alcune tipologie di beni, anche se rimangono le tensioni sui prezzi di consumo di diverse categorie di prodotti.
Il fardello dell’inflazione sembra dare cenni di rallentamento, almeno considerando questo primo mese del 2023. Secondo le prime stime di Eurostat e Istat il calo riguarda tanto l’Ue quanto il Bel Paese, anche se i dati andranno naturalmente confermati. L’inflazione nell’eurozona dovrebbe attestarsi all’8,5% a gennaio, in calo rispetto al 9,2% di dicembre, dove tra le singole componenti prevale il dato dell’energia (17,2%, rispetto al 25,5% di dicembre). Tra i Paesi con i tassi di inflazione maggiori Lettonia (21,6%) Estonia (18,8%) e Lituania (18,4%), mentre sul fronte opposto ci sono Spagna e Lussemburgo (5,8%).
Per quanto riguarda l’Italia, invece, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra a gennaio un aumento dello 0,2% su base mensile e del 10,1% su base annua, dal +11,6% nel mese precedente. La flessione si deve principalmente all’inversione di tendenza su base annua dei prezzi dei beni energetici regolamentati, le tariffe e al rallentamento di quelli degli energetici non regolamentati e degli alimentari non lavorati.
L’Istat ricorda tuttavia che sono ancora diffuse le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, quali gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo. Nel mese di gennaio si accentua inoltre, come si è visto, la dinamica tendenziale dei prezzi dei carburanti. Ad ogni modo l’inflazione acquisita per il 2023, cioè la crescita media che si avrebbe se i prezzi rimanessero stabili nella restante parte dell’anno, è pari a +5,3% per l’indice generale, sempre secondo l’Istat.
Intanto,come ogni anno, l’Istat sta rivedendo l’elenco dei prodotti compongono il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo, aggiornando di conseguenza le tecniche d’indagine e i pesi coi quali i diversi prodotti contribuiscono al calcolo dell’inflazione. Nel paniere di quest’anno entrano, tra i prodotti rappresentativi dell’evoluzione dei consumi delle famiglie e delle novità normative, la visita medica sportiva, la riparazione smartphone e le apparecchiature audio intelligenti, oltre a diversi prodotti alimentari (in particolare il pesce), il massaggio estetico, e varie categorie di prodotti biologici. Si amplia inoltre la gamma degli aggregati di prodotto a rilevazione scanner, relativamente a formaggi stagionati confezionati, frutta e vegetali freschi.
Infine si aggiungono circa un milione e mezzo di osservazioni della base dati locazioni immobiliari dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate con riferimento ai canoni di affitto di abitazioni di proprietà privata, acquisite per la stima dell’inflazione.
Pietro Broccanello