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    ANCHE I RICCHI PIANGONO

    ANCHE I RICCHI PIANGONO

    Il Festival dell’Unità quest’anno si è svolto a Sanremo dal 7 all’11 febbraio ed è stato condotto da due bravi e giovani intrattenitori quali Amadeus e Gianni Morandi. All’esterno del teatro Ariston si potevano consumare, se in possesso della tessera Arci come tradizione dei raduni di sinistra, birra, piadine e salamelle, mentre sul palco venivano impartite emozionanti lezioni di etica e morale da parte di ancelle immacolate.

    Sembra anche, ma su questo nutriamo grossi dubbi, che sia stato il Festival più seguito di tutti i tempi con 120 milioni di italiani e il 200% di share per serata. Un Festival che dunque dobbiamo ringraziare anche per aver risolto il grave problema della decrescita demografica nel nostro paese. Il budget di quest’anno investito per l’edizione del Festival dell’Unità sembra inferiore ai 17 milioni stanziati l’anno scorso ed è comunque a carico obbligato dei contribuenti. Anche di quei contribuenti che invece di sentire 28 canzoni fotocopia cantate da 28 cantanti fotocopia, avrebbero preferito vedersi la partita.

    Le voci di spesa principali riguardano ovviamente il cachet di Amadeus, delle quattro co-conduttrici, e dei 28 cantanti in gara. Le cifre non sono state comunicate ufficialmente, alla faccia della trasparenza della tv pubblica che sta in piedi con i soldi dei cittadini, per cui ci affidiamo ad alcune indiscrezioni. Al conduttore e direttore artistico del Festival dell’Unità, che ne capisce di musica come noi di zoologia, è accreditato un cachet da 70 mila euro a serata. Totale 350 mila euro. Circa 10 stipendi medi guadagnati in un anno. Questo spiega la felicità incontenibile del conduttore che ha continuato a ridere sul palco senza apparente motivo. Sembra infatti che all’unica risata spontanea abbia avuto un malore dietro alle quinte.

    A Gianni Morandi, bravo valletto di Amadeus, nome di battaglia per i compagni partigiani “Ama”, in questa 73esima edizione del Festival dell’Unità, vanno 60mila euro a serata. Totale 300mila euro. Dentro al cachet dell’ancora bravo Gianni, per contratto, sembra ci fosse anche l’obbligo di raccontare il simpatico aneddoto di quando durante un concerto non resistette ad un attacco di diarrea. Immagine che non ci toglieremo dagli occhi per lungo tempo neanche lavandoli con il Vetril e per questo lo ringraziamo.

    Le quattro co-conduttrici, Chiara Ferragni (prima e quinta serata), Francesca Fagnani (seconda serata), Paola Egonu (terza serata) e Chiara Francini (quarta serata), hanno ricevuto un compenso da 25mila euro a puntata a testa. La Ferragni quindi ha percepito un totale di 50mila euro e comunque, essendo milionaria, ha già devoluto l’intero cachet all’associazione contro la violenza sulle donne venendone fuori alla grande. Il Festival dell’Unità di Sanremo prevede, come anticipato, che le quattro co-conduttrici, oltre ad avere se possibile una seconda scarsa, tengano una breve ma intensa lezione su alcuni temi caldi. Come ad esempio le forme di razzismo subite nel nostro paese dall’Egonu, accolta con la sua famiglia in Italia, stella della nazionale italiana, giocatrice più pagata in Italia, invitata nelle maggiori vetrine televisive italiane, ma trasferitasi a giocare in Turchia per guadagnare un milione di euro a stagione. Povera Italia.

    Per quanto riguarda i 28 cantanti in gara, il compenso dovrebbe essere stato pari a quello dispensato nelle scorse edizioni: 48mila euro, a titolo di rimborso spese dato il rincaro della benzina, del riscaldamento dell’auto e del noleggio dell’ombrellone e sdraio delle spiagge della riviera ligure.

    Per quanto riguarda Roberto Benigni non è dato di sapere al momento il suo compenso, anche se sembra che l’inossidabile comico toscano, dopo aver declamato la Costituzione italiana davanti al Presidente della Repubblica, nella sua immensa generosità abbia devoluto l’intera somma alla ristrutturazione della sua casa al mare in Costa Smeralda. 

    Giovanni Zola

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