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    L’emergenza Po vista da 170 studenti di design dello IAAD

    L’emergenza Po vista da 170 studenti di design dello IAAD
    Il fiume Po e le città sono sempre più soggette a eventi meteorologici estremi. La concomitanza di questi cambiamenti con le zone più densamente popolate non è un caso, anzi è una diretta conseguenza dell’urbanizzazione. Questi cambiamenti però possono diventare anche un’opportunità per intervenire nelle città come designer e makers.
    L’occasione per riflettere sul tema è arrivata con gli IAAD. Design Workshop che hanno richiamato a Torino e Bologna, dal 20 al 25 febbraio, 170 studenti del III anno dei corsi di diploma accademico IAAD. e delegazioni provenienti dai college di Parigi, Bordeaux, Nantes, Valencia, Salisburgo, Dehradun in India e, dall’Italia, Accademia Italiana Firenze, Scuola Holden, Politecnico di Milano.
    Gli studenti, divisi in 8 team di lavoro multidisciplinari, si sono confrontati e sfidati su temi diversi per una visione comune. L’obiettivo degli IAAD. Design Workshop è stato quello di stimolare una riflessione su come ogni ambito della progettazione debba tenere conto degli SDGs – Sustainable Development Goals e operare in modo coerente al raggiungimento degli obiettivi.
    Nel workshop “The Po emergency: let’s act as makers!” a Torino si sono unite le competenze progettuali dei designer con la multidisciplinarietà ed il senso pratico dei makers per studiare interventi a sostegno degli ecosistemi fluviali e della salvaguardia dell’acqua, risorsa sempre più preziosa. Il team di studenti si è messo alla prova a partire dai brainstorming fatti in riva al fiume, fino alla prototipazione realizzata con macchine a controllo numerico, lasercut e stampanti 3D al Fablab Torino.
    Sono stati sviluppati ossigenatori per il letto del fiume, sistemi di raffreddamento delle acque, filtri osmotici per la depurazione, remi ed attrezzature nautiche in grado di depurare l’acqua per mezzo di efficienti filtri biologici. Tutti i progetti condividono la stessa filosofia: essere autoproducibili con tecniche di digital fabrication e DIY, essere condivisi, ed essere un passo verso il 2030.

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