La Corea del Nord avverte gli Usa: intercettare un nostro missile è una dichiarazione di guerra
Questa settimana il nuovo ministro degli Esteri cinese Qin Gang ha avvertito gli Stati Uniti che se non cambiano il loro atteggiamento di “contenimento” e “repressione” verso la Cina, c’è il concreto rischio che si arrivi a uno scontro con conseguenze “catastrofiche”. Il mondo guarda con particolare attenzione al deteriorarsi delle relazioni tra le due superpotenze; relazioni che finora Pechino e Washington hanno cercato di condurre su un terreno razionale e dunque prevedibile. La regione asiatica, tuttavia, rimane un teatro caldo anche per la presenza di una ‘scheggia impazzita’ che desta parecchio timore da tutte e due i lati dell’oceano Pacifico: la Corea del Nord.
Ieri Kim Yo-jong, sorella del dittatore nordcoreano Kim Jong-un, è tornata a condannare le esercitazioni militari congiunte di Corea del Sud e Stati Uniti, arrivando a minacciare esplicitamente Washington. “Siamo sempre pronti a intraprendere azioni appropriate, rapide e schiaccianti in qualsiasi momento e secondo il nostro giudizio” ha dichiarato Kim Yo-jong. La sorella del leader nordcoreano ha fatto sapere, inoltre, che ogni tentativo delle forze armate americane di intercettare un missile lanciato da Pyongyang verrà considerata come “una chiara dichiarazione di guerra”.
Dichiarazioni che rappresentano una risposta diretta a quando sostenuto dall’ammiraglio del comando Indo pacifico della marina americana, John Aquilino, il quale ha assicurato che un eventuale missile intercontinentale della Corea del Nord diretto verso il Pacifico sarebbe intercettato dagli Stati Uniti, secondo quanto riportato dalla stampa sudcoreana.
La retorica della Corea del Nord diventa muscolare ogni volta che si riaccende il dibattito e il confronto geopolitico con Washington. Nei giorni scorsi, infatti, un bombardiere statunitense B-52 con capacità nucleare sopra la penisola coreana. Il sorvolo faceva parte dell’esercitazione congiunta con le forze di Seul e tanto è bastato a far infuriare la leadership nordcoreana.