IL RISVEGLIO DEI SINDACATI
Il sindacato si è svegliato, viva il sindacato! Dopo anni di letargo forzati, per non disturbare i governi amici, anzi i governi compagni, il sindacato si è destato all’improvviso urlando con forza, come ci si risveglia da un brutto incubo, ed ora vive e combatte come non faceva da tempo immemorabile. Malgrado la lunga dormita, i concetti della sua protesta sono sempre gli stessi, degli evergreen buoni per ogni epoca scolpiti nella pietra del sacrosanto diritto al lavoro in maniera immutabile. Così i sindacati ringalluzziti organizzano mobilitazioni permanenti prevalentemente durante i weekend di pioggia per rendere più drammatica la lotta di classe.
I leader dei sindacati sanno bene che la crisi internazionale odierna metterebbe in difficoltà qualsiasi esecutivo a causa di una coperta corta, ma con il governo attuale si comportano in modo particolarmente aggressivo come farebbe un novax davanti a Giuseppe Conte. Anche se con fatica, il governo di centro destra ha trovato risorse economiche per i lavoratori e le famiglie, ma i sindacati insistono nella lotta senza quartiere strizzando l’occhio ai partiti di opposizione che ne plaudono le gesta vedendoli attaccare l’esecutivo Meloni a prescindere e vedendoli recuperare il contatto con le piazze e i lavoratori con redditi più bassi. Per i sindacati la piazza è il riflesso condizionato di Pavlov, ad ogni iniziativa del governo, qualsiasi esso sia, corrisponde una mobilitazione nelle principali piazze italiane. Poco importa se una delle principali misure adottate dal governo favorisca i lavoratori con redditi medio-bassi con un taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro. Non basta mai.
Occorre essere intellettualmente onesti e noi li guardiamo con simpatia: fa piacere vedere i sindacati, che durante il Biennio pandemico si erano dimenticati dei diritti dei lavoratori, rianimarsi improvvisamente e ricominciare le loro battaglie solitamente inutili a favore dei lavoratori. Anche dal punto di vista folcloristico non possiamo che essere grati che con i loro raduni colorano le piazze come solo una sapiente armocromista da 300 euro all’ora saprebbe fare. Creano importanti punti di socializzazione dove i lavoratori possono lamentarsi in compagnia, ma possono anche ballare e divertirsi grazie ai momenti di intrattenimento musicale in stile rave party organizzati dai centri sociali e rifocillarsi grazie alle bibite e ai panini portati dai seguaci dell’attuale Inviato Speciale per il Golfo Persico.
Se i sindacati facessero il lavoro per cui sono pagati sarebbero molto utili e preziosi per ogni categoria di lavoratori, anche imprenditori e liberi professionisti che non vivono difficoltà diverse degli operai e degli statali. Ma i sindacati sono appendici infiammate dei partiti di sinistra, i cui rappresentanti risiedono in zona ZTL, e dei lavoratori non gli interessa più nulla. Grazie ai sindacati, ancora una volta, vince l’italietta delle contrapposizioni che dimostra come sia più importante il potere rispetto al “bene comune”, che dimostra che l’ideologia è il male del mondo e che dimostra infine che a perdere, alla fine dei conti, sono sempre i lavoratori.
Giovanni Zola