Prosegue la politica di innalzamento dei tassi, anche se Guindos precisa che la maggior parte della strada è stata fatta. Ora il rischio è di pregiudicare la produzione, di conseguenza il Pil e i passi fatti fino ad ora
«Una significativa parte del viaggio è già stata percorsa, c’è ancora una parte di strada da fare, ma probabilmente la parte che ci aspetta è più corta. Non so però quale sarà il punto finale». È con queste parole che ha esordito il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, parlando da Madrid, all’indomani dei nuovi provvedimenti della Banca centrale, volti a proseguire nella politica di innalzamento dei tassi nell’Unione. Nelle prossime riunioni proseguirà quindi l’innalzamento del costo del denaro, una via, a detta del numero due della Bce, che sarà certamente più corta rispetto a quella già intrapresa, e che ha portato i grandi della finanza europea a propendere per proseguire nelle politiche tracciate negli scorsi mesi. È pur vero che il ritmo degli aumenti ha subito un rallentamento che via via è andato a consolidarsi, fino al rialzo di 25 punti base di inizio maggio, ma detto questo, gli ulteriori provvedimenti che verranno varati, dovranno comunque fare i conti con l’inflazione. Sul punto, infatti, il vicepresidente dell’Eurotower ha ricordato che «è ancora particolarmente allarmante per quanto riguarda i servizi», soprattutto alla luce dell’ultimo dato nell’Eurozona, dove l’inflazione è salita al 7%, dal 6,9% di marzo. Certamente si tratta di un dato in linea con le previsioni di Bruxelles, ma in ogni caso si l’indice conferma trattarsi di rialzi ancora «ostinati».
Le perplessità sono tante e sono di molti, perché se è pur vero che la crescita c’è e c’è stata – e la dimostrazione sono i dati maggiormente confortanti in Spagna e Italia, rispetto alla minor incidenza fatta registrare in Germania – ma una politica di questo tipo, con una prosecuzione dell’innalzamento dei tassi, rischia di creare ripercussioni a catena, con ricadute anche sui consumatori finali. Di riflesso, poi, ci sono i dati relativi al Pil, che nell’Eurozona dovrebbe attestarsi attorno all’1% nel 2023, ben al di sotto delle previsioni ipotizzate nel 2021 e 2022. In ogni caso c’è soddisfazione da parte di Guindos, visto che secondo il vicepresidente Bce «la recessione tecnica è stata evitata», ma almeno per il momento.