A Padova contestati 33 atti di nascita perché illegittimi
La Procura di Padova ha recentemente impugnato 33 atti di nascita rilasciati dal Comune dal 2017 ad oggi, nei quali erano stati riconosciuti i diritti dei bambini nati da coppie omosessuali, includendo il nome del “secondo genitore”, cioè la madre non biologica. Le “famiglie arcobaleno” coinvolte hanno ricevuto nelle scorse settimane le raccomandate contenenti il decreto del Tribunale che, di fatto, elimina il “genitore 2” dallo stato di famiglia.
Le notifiche in questione riguardano tutte le 33 coppie per le quali, ad aprile, la Procura aveva richiesto al Comune gli atti anagrafici. La Procuratrice di Padova, Valeria Sanzari, ha spiegato che non è possibile determinare quante famiglie abbiano già ricevuto la notifica dell’impugnazione, a causa dei tempi tecnici di assegnazione agli uffici. La Sanzari ha sottolineato di essere tenuta a far rispettare la legge e di non poter agire diversamente rispetto all’attuale normativa.
Nell’atto giudiziario si sostiene che la registrazione di un atto di nascita “con due mamme” sia contraria alle leggi e ai pronunciamenti della Cassazione. Di conseguenza il Procuratore chiede al Tribunale la rettifica dell’atto di nascita attraverso (tecnicamente) la “cancellazione” del nome della madre non biologica e la “rettifica” del cognome attribuito al figlio o alla figlia, eliminando quello della “seconda mamma”.
Il sindaco di Padova Sergio Giordani si è dichiarato “sereno e convinto delle scelte fatte”, e dal 2017 registra gli atti di nascita dei bambini nati da due mamme, sottolineando che si tratta di un “atto di responsabilità” nei confronti dei piccoli, dal momento che non accetta che vi siano bambini discriminati fin dalla nascita nei loro diritti fondamentali.
La prima udienza riguardante uno dei 33 atti contestati, relativo ad una bambina con due mamme registrata nel 2017, è fissata per l’11 novembre 2023 presso il Tribunale Civile. La coppia coinvolta ha un secondo figlio, biologicamente legato all’altra donna. I due bambini, che hanno pochi mesi di differenza di età uno dall’altro, hanno finora vissuto come fratelli e sono conosciuti come tali dai compagni di asilo.
Ciononostante, nell’impugnazione del certificato di nascita, il magistrato sostiene che la giovane età della bambina esclude che la modifica del cognome possa avere ripercussioni sulla sua vita sociale. La madre della piccola ha replicato sottolineando che si tratta non solo di ripercussioni sulla vita sociale, ma anche sulla propria identità, un diritto fondamentale che potrebbe causare “un trauma personale durante una fase delicata dello sviluppo”.
Si tratta solo del primo dei 33 casi che verranno esaminati e sottoposti al Tribunale per cercare un alquanto difficile accordo tra le due parti.
Pietro Broccanello