Quanto è reale il rischio che alla centrale nucleare di Zaporizhzhia capiti quello che è successo alla diga di Nova Kakhovka? L’ipotesi è tutt’altro che remota, almeno secondo Kiev. Il 6 giugno scorso, una parte di questa monumentale centrale idroelettrica situata sul fiume Dnper, nella regione di Kherson, è saltata in aria, allagando una vasta zona dei territori adiacenti e costringendo almeno 40mila persone a evacuare. Mentre le autorità locali fanno la conta dei danni, alcune inchieste giornalistiche pubblicate da Associated Press e New York Times hanno rivelato che molto probabilmente il crollo della diga sia stato causato da alcune cariche esplosive situate dentro l’infrastruttura da parte della Russia, che controllava la zona in cui si trovava la diga.
I timori, ora, sono che i russi possano sabotare anche la centrale nucleare di Zaporizhzhia, sotto il loro controllo da marzo 2022. Quello di Zaporizhzhia è l’impianto nucleare con la più grande produzione di energia elettrica in Europa, costituito da sei reattori e ha una potenza nominale di 5.700 MW. Questa settimana, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha scritto su Twitter che l’intelligence ucraina “ha ricevuto informazioni secondo cui la Russia sta considerando un attacco terroristico contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia […] con fuga di radiazioni”.
Zelensky ha messo in chiaro che Kiev condivide “tutte le informazioni disponibili con i nostri partner, tutti nel mondo. Tutte le prove”. Pur avendo interessato un’ampia zona di territorio, l’allagamento seguito al cedimento della diga di Nova Kakhovka è stato relativamente contenuto e ha riguardato una determinata area. In caso di fuga di radiazioni, è difficile preventivare chi sarà colpito, anche a causa del fattore vento. Il premier ucraino ha dichiarato che “non dovrebbero mai esserci attacchi terroristici contro centrali nucleari da nessuna parte. Questa volta non dovrà essere come Kakhovka”, ha spiegato Zelensky, che ha lanciato un appello a tutte le nazioni: “Il mondo è stato avvertito; quindi, il mondo può e deve agire”.