Nucleare, Putin parla dello sviluppo di armi avanzate mentre la controffensiva di Kiev procede a piedi
Finora la Russia non si è mai azzardata a usare armi nucleari nella guerra di aggressione che ha scatenato contro l’Ucraina, eppure il ricorso a un loro potenziale utilizzo (anche contro l’Occidente) è una delle minacce preferite da parte della cricca del Cremlino. Ora però c’è una novità. Rosatom, l’agenzia per l’energia atomica russa, starebbe lavorando alla “creazione di armi avanzate in grado di mantenere l’equilibro strategico nel mondo”. Lo ha dichiarato il presidente russo in persona, Vladimir Putin, secondo quanto riferito dall’agenzia Ria Novosti.
In un messaggio rivolto ai dipendenti di Rosatom, Putin ha lodato gli sforzi di imprese e centri di ricerca che cercano di valorizzare “le meravigliose tradizioni dei loro predecessori”, partecipando anche alla “creazione di armi avanzate” capaci di mantenere l’equilibrio strategico globale. Putin ha altresì aggiunto che ritiene “importante continuare il percorso verso l’approfondimento della cooperazione internazionale”, un atteggiamento che riguarda tuttavia l’ampliamento dei “contatti reciprocamente vantaggiosi con partner coscienziosi e affidabili all’estero.
Mentre Mosca pensa al nucleare, la gran parte della controffensiva di Kiev procede a piedi. Lo ha dichiarato il capo dei servizi segreti militari ucraini, Kyrylo Budanov: “Sfortunatamente, la maggior parte della nostra offensiva ora si svolge a piedi” ha spiegato l’alto funzionario ucraino al Wall Street Journal. Anche se Kiev non sembra vicino a un punto di svolta, il consigliere del presidente Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha affermato che che uno degli obiettivi della strategia ucraina è di “eliminare la capacità della Crimea di rifornire le truppe sulla prima linea. Qui stiamo avendo successo”, ha detto al Corriere della Sera. Podolyak ha spiegato che la strategia che riguarda la penisola occupata si compone di diverse fasi, tra cui la distruzione della flotta russa sul Mar Nero fino ad arrivare alla compromissione di tutta l’infrastruttura logistica, dal momento che circa “l’80%” di tutto l’equipaggiamento e delle risorse che necessita la prima linea russa del fronte transita dalla Crimea.