L’Ue introduce la Carbon Tax, cosa cambia
La Carbon Tax dell’Unione Europea alle frontiere è entrata in vigore l’1 ottobre. La misura, attraverso il Meccanismo di Adeguamento del Prezzo della CO2 alle Frontiere (CBAM), si applica inizialmente a importazioni di cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno. Durante la fase transitoria gli operatori dovranno dichiarare le emissioni associate a tali prodotti senza dover pagare alcuna tariffa, ma saranno previste sanzioni per coloro che non rispettano questa normativa.
Il CBAM è un meccanismo unico nel mondo che applica il prezzo del carbonio del mercato interno dell’Ue a determinate categorie di prodotti importati. Il nuovo sistema introdotto dall’Unione Europea intende proteggere le imprese europee che devono seguire rigorosi standard di emissioni, evitando al contempo pratiche commerciali sleali e delocalizzazioni industriali. L’obiettivo vuole essere quello di incoraggiare l’adozione di tecnologie sostenibili a livello globale e combattere i cambiamenti climatici.
Il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue per un’economia al servizio delle persone, Valdis Dombrovskis, ha sottolineato l’importanza del CBAM per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni e la neutralità climatica entro il 2050. Il CBAM affronta infatti il rischio di spostamento delle emissioni di carbonio in modo equo e in conformità con le regoledell’OMC. L’Unione Europea vuole cercare di fungere così da esempio e incoraggia l’industria globale ad adottare tecnologie altrettanto ecologiche e sostenibili. In altre parole ci si aspetta che il CBAM stimoli una discussione più ampia sull’uso globale della fissazione del prezzo del carbonio, un ulteriore strumento per combattere i cambiamenti climatici.
Inoltre, come ha spiegato l’Ue in una nota, durante la fase transitoria di entrata in vigore del nuovo sistema si raccoglieranno dati sulle emissioni per migliorare la metodologia che sarà implementata nel prossimo futuro, con termine previsto per il 2026. Durante questa fase gli importatori dovranno acquistare e restituire certificati CBAM in base alle emissioni di gas serra incorporate nei prodotti importati soggetti al CBAM.
Anche Paolo Gentiloni, Commissario dell’Ue per l’economia, ha evidenziato l’importanza del CBAM nel promuovere tecnologie sostenibili e prevenire la rilocazione delle emissioni di carbonio. Al contrario però Assofermet, l’Associazione di Categoria delle Aziende distributrici e commercianti di Acciaio e Metalli non ferrosi, si è pronunciata contro il meccanismo affermando che quest’ultimo potrebbe comportare un aumento dei prezzi delle importazioni di acciaio e alluminio e minare la competitività del settore manifatturiero europeo. Assofermet ha sottolineato anche la complessità della normativa e la mancanza di chiarezza, allo stato attuale, nelle procedure operative, che dovranno sicuramente essere esplicitate meglio.
La fase transitoria del CBAM, appena iniziata, servirà quindi a raccogliere informazioni preziose e a migliorare il meccanismo prima della sua piena implementazione entro il 2026. Durante questo periodo sarà importante attenzione alle preoccupazioni sollevate dagli attori industriali per garantire un equilibrio tra la protezione ambientale e la competitività economica.
Pietro Broccanello