Putin: le richieste sui negoziati, l’allineamento cinese e il non allineamento dell’Ucraina
Mentre gli occhi del mondo si sono spostati da dieci giorni su Israele e la Striscia di Gaza, Vladimir Putin è tornato a parlare del conflitto in Ucraina e sulle prospettive di un negoziato. Intervistato dalla televisione centrale cinese (e immediatamente rilanciato dall’agenzia russa Ria Novosti), il presidente della Federazione Russa ha spiegato che “il presidente dell’Ucraina ha emesso un decreto che vieta i negoziati di pace con noi. Ebbene, come si può negoziare se non lo vogliono e se hanno emesso un documento normativo che vieta questi negoziati?”.
Putin cerca, così, di rilanciare la palla della pace in campo ucraino evitando tuttavia di citare direttamente per nome Volodymyr Zelensky. Allo stesso tempo, l’inquilino del Cremlino strizza l’occhio a Pechino: “Dichiariamo la nostra disponibilità a questi negoziati. Siamo pronti, anche sfruttando l’offerta dei nostri amici cinesi”.
È importante, tuttavia, ricordare che l’intento di Mosca era quello di decapitare il governo Zelensky, prendere Kiev in tre giorni e, probabilmente, metter su un governo filorusso se non addirittura un esecutivo fantoccio. Un piano fallito nonostante la netta superiorità militare di Mosca, eppure ora Putin cela le sue intenzioni dietro la maschera della “neutralità”, dichiarando che “lo status di non allineato dell’Ucraina è estremamente importante per noi”. Un’affermazione che ancora una volta dimostra il tentativo russo di determinare il destino della collocazione internazionale di Kiev.
Perché i negoziati non partono, quindi? Anzitutto perché la Russia ha assoggettato e illegalmente annesso una parte dei territori ucraini, ma anche perché è difficile fidarsi di qualcuno che, nelle settimane precedenti all’invasione di uno Stato sovrano, ha rassicurato l’Occidente (ma anche la Cina stessa) che l’ammassamento di truppe non significava affatto che la Russia avrebbe invaso l’Ucraina. Poi arrivarono i carri armati e discorso del 24 febbraio 2022 in cui Putin dichiara esplicitamente che l’Ucraina, come entità storica, non esiste, fu un errore di Lenin. Ora la guerra ha raggiunto i 600 giorni e la linea del fronte non avanza da parecchio tempo.